Riceviamo e pubblichiamo
La sepoltura, da associare a una seconda dello stesso tipo e cronologia situata poco più a Sud, ritrovata purtroppo parzialmente sconvolta da una violazione clandestina, è caratterizzata da una fossa di forma rettangolare realizzata nel banco geologico naturale di natura vulcanica.
Al suo interno gli studiosi della Fondazione Vulci hanno rinvenuto gli scarsi resti ossei dell’inumato: denti e piccole porzioni di ossa lunghe degli arti accompagnati da alcuni ornamenti personali in bronzo (una fibula del tipo a drago, un anellino e parti di un affibbiaglio) associati a un set di vasi in ceramica. Ai piedi del defunto, ancora nella loro posizione originaria, si trovavano un’olla in impasto e una coppa-cratere in ceramica dipinta a motivi geometrici; dalla parte opposta della tomba, invece, un gruppo di forme aperte, come tre ciotole in impasto, due tazze in ceramica depurata (solo in un caso dipinta a bande orizzontali) e un kyathos in impasto bruno, concludevano il corredo da banchetto.
Il rango del defunto, sicuramente di genere maschile, è ribadito da alcuni oggetti in metallo, come uno splendido rasoio semilunato in lamina di bronzo e da un’eccezionale punta di lancia in ferro decorata da una serie di anellini in bronzo, forse parte dell’impugnatura, desinente da un puntale (sauroter) sempre in ferro, una piccola ascia e una lama di coltello.
Sul posto del ritrovamento sono giunti il sindaco Sergio Caci e il funzionario della Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale, Simona Carosi, oltre ad una troupe del Tg2 che ha documentato l’evento.
«Gli investimenti sul parco di Vulci – commenta il sindaco Sergio Caci – stanno portando i loro frutti. Grazie alle continue scoperte di questi anni stiamo infatti dando grande lustro all’intero territorio, a livello nazionale ed internazionale. Un ringraziamento speciale al presidente Carmelo Messina e a tutto il personale di Fondazione Vulci per l’ottimo lavoro che svolgono, costantemente, ogni giorno».