È scontro tra Università agrarie e Regione Lazio

Riceviamo e pubblichiamo

Nulla di fatto nell’incontro svoltosi a Roma tra le Università Agraria del Lazio e la Regione sulla proposta di legge di riordino degli enti agrari. Le posizioni rimangono distanti e non sono mancati polemiche e momenti di scontro. A nome degli enti ha parlato il Presidente dell’Associazione Regionale Università Agrarie del Lazio Marcello Mariam il quale ha lamentato la totale inadeguatezza del disegno di legge.

La fine dell’autonomia statutaria, l’attenzione marcata alle procedure di scioglimento degli enti agrari, i controlli di merito sugli atti delle Università Agrarie compiuti da parte della Giunta Regionale, responsabile altresì dell’emanazione dei regolamenti attuativi, sono i principali elementi messi in discussione dall’ARUAL preoccupata anche dalle dichiarazioni compiute da esponenti di spicco dell’attuale maggioranza in Regione che chiaramente richiamano alla volontà di dismettere e liquidare le Università Agrarie, un testo vuoto che contraddice in toto quanto già concordato e discusso con l’Assessore agli Enti Locali, figlio di una mediazione politica dell’attuale maggioranza.

Presentato un documento unitario a nome dell’ARUAL dove di fatto si chiede il ritiro della legge e l’inizio di un nuovo percorso. È a questo punto che la riunione è deflagrata con l’Assessore Regionale che ha addirittura messo in discussione la rappresentatività dell’ARUAL scatenando la reazione dei presenti che in blocco hanno abbandonato l’aula tra urla e grida. Presente all’incontro anche la delegazione dell’Università Agraria di Tarquinia.

Per il Presidente Antonelli “si è trattato di un brutto passo falso, mettere in discussione l’ARUAL non può aiutare alla redazione di una buona legge, evidente che esistono spinte centrifughe alla Regione Lazio per la soppressione delle Università Agrarie. La legge presentata si discosta drasticamente da quella discussa segno di una mediazione politica che rimanda all’arbitrio e alla dismissione, il vero intento è fare cassa in favore della situazione disastrosa in cui versano Comuni Provincie e Regione. Fondamentale che l’Assessore Regionale competente riapra il dialogo nel rispetto reciproco dei ruoli, una buona legge è interesse di tutti, questa non è una battaglia politica, ma un’esigenza di tutela per le nostre collettività e ciò che a loro legittimamente appartiene”.