“I 150 anni dell’Unità di Italia”: ultimi giorni della mostra a Roma

di Romina Ramaccini

Ancora pochi giorni per vedere  la mostra “I 150 anni dell’Unità di Italia”, inaugurata lo scorso anno e visibile alle Scuderie del Quirinale fino al 17 marzo 2012.

Il percorso espositivo, incluso nei festeggiamenti che hanno coinvolto l’intera penisola, è allestito lungo le sale del braccio del palazzo del Quirinale che affaccia sulla piazza e vuole mostrare ai cittadini, attraverso una fitta documentazione, le fasi che, dal 1870 ai giorni nostri,  hanno creato l’Italia.

Percorrendo la scala elicoidale del Mazzarino, facente parte della zona più antica di quella che una volta era una villa privata, si accede alla sala degli Scrigni, così denominata per la presenza di pregiati scrigni di legno con intagli in avorio,appartenuti prima alla chiesa, poi alla famiglia sabauda. Nonostante il regno di Italia fu proclamato il 17 marzo 1861, si è voluto aprile la mostra partendo dal 1870, anno in cui anche Roma viene annessa al Regno.

È qui che viene esposto un documento di notevole rilievo: l’inventario stilato nel 1870 da un notaio dopo che, con la  Breccia di Porta Pia , il papa è costretto ad andarsene dal Quirinale fino ad allora sua residenza e trasferirsi altrove. Grazie a questo scritto, si è potuti risalire all’antico allestimento delle sale, prima che il re Vittorio Emanuele II si insediasse nella sua nuova residenza a Roma e modificasse l’aspetto di quella che divenne la Reggia dei Re di Italia.

Proseguendo nell’esposizione ed attraversando la sala d’Ercole, si susseguono innumerevoli riproduzioni di documenti dell’epoca, accompagnati da oggetti appartenuti ai Re di Italia e  che di loro ne hanno rappresentato la forza. Ogni sala è accompagnata da pannelli che esplicano il periodo storico e le vicende che lo hanno contraddistinto, usufruendo anche di immagini di repertorio. In particolare, grande documentazione è presente sulle manifestazioni a seguito della presa di Roma e la supremazia della monarchia. Molte foto anche sui funerali del primo re di Italia deceduto nel 1878 e sepolto in quello che è il tempio di tutti i martiri: il Pantheon.

Da qui la sacralizzazione dei regnanti, visti come salvatori e fautori della ritrovata unità. Con Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, questo percorso andrà ulteriormente accrescendosi, grazie all’apertura del palazzo al popolo stesso, coinvolto in prima persona nei molti eventi organizzati dai sovrani.

È sotto il regno di Vittorio Emanuele III  invece che il Palazzo del Quirinale diverrà il Primo Ospedale Territoriale della CRI: la regina Elena infatti, sempre incline alla ricerca e ad attività benefiche, adibisce tutte le stanze del palazzo a sale ospedaliere per provvedere alla cura dei soldati che al ritorno dalla prima guerra mondiale necessitano di assistenza.

Più si prosegue e maggiore è la documentazione: con l’avvento del fascismo che fa della propaganda la sua forza, foto, stampe e video presentano quella che diviene l’Italia nel Novecento.  Partiti di opposizione censurati, repressione, la figura del Re nascosta da quella del duce ed ancora, l’armistizio del 1943 e la fuga di Vittorio Emanuele III da Roma.

Culmine dell’intera mostra poi, la liberazione della nostra penisola grazie agli alleati americani e la nascita della Costituzione, firmata nel dicembre 1947, ma entrata in vigore il 1°gennaio 1948. La stessa, la si può vedere al centro della quarta sala circondata dagli emblemi del nostro Stato.

Nell’ultima sezione, infine, sono presentati i Presidenti della Repubblica: il primo de Nicola fino ad arrivare al Presidente Napolitano tutt’ora ricoprente la carica.

L’intero percorso espositivo segue  un ordine cronologico, di modo che il visitatore non può confondersi  nelle innumerevoli testimonianze esposte. C’è da dire che il materiale è vasto e quindi occorre vedere il tutto con molta attenzione.

Peccato per le decorazioni delle sale che passano in secondo piano: gran parte degli affreschi delle pareti infatti, dipinti da Pietro da Cortona e riproducenti le scene del Vecchio e Nuovo Testamento, sono di notevole importanza, ma in questo contesto sembrano quasi annullarsi.

Al termine della mostra, prima di uscire dal Palazzo, meritano la nostra attenzione la serie di arazzi esposta nella sala dei Corazzieri e la Cappella Paolina alla sua sinistra, che per dimensioni e struttura, richiama la più famosa Cappella Sistina Michelangiolesca.

Scendendo invece lo scalone d’onore, uno sguardo verso l’alto e si può ammirare parte di un affresco di Melozzo da Forlì qui trasportato per volere di papa Clemente XI a seguito della ristrutturazione della Chiesa dei Ss Apostoli che ne prevedeva la distruzione.