Bruni (FSI): “Inceneritore a Tarquinia: rifiuti, quale futuro?”

Riceviamo da Sergio Bruni e pubblichiamo

In questi giorni nel Comune di Tarquinia, interessato dal procedimento VIA, art. 27-bis D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. sull’intervento “Impianto di Recupero Energetico di Tarquinia (VT)” sito in località Pian D’Organo – Pian dei Cipressi – Proponente: A2A AMBIENTE SpA – (registro regionale elenco progetti m-051/2019), si stanno raccogliendo le “osservazioni” tecnico-legali da presentare in Regione entro il 16 dicembre prossimo, per scongiurare questo attacco ad un territorio a vocazione quasi esclusivamente agricola e turistica. A2A S.p.A. è una multiutility bresciana da 6,5 mld di fatturato, con i privati presenti quasi al 50% nel capitale sociale.

Benché bisogna prendere atto che l’attuale amministrazione comunale di Tarquinia, nonché quella di altri comuni limitrofi, si siano dichiarate senza ambiguità contrarie al progetto e sia sorto un combattivo comitato popolare di coordinamento delle azioni di contrasto all’iniziativa di A2A, la competenza per la decisione definitiva è quasi esclusivamente regionale. In questa fase del procedimento e comunque, dato atto del quadro normativo di riferimento (attuativo di direttive comunitarie – direttiva 91/156/CEE del 18 marzo 1991) che colpevolmente apre all’affidamento al “privato” della gestione del ciclo rifiuti, questa attività di studio e ricerca di osservazioni da presentare in sede di procedimento VIA, insieme alla mobilitazione della popolazione (come Fronte Sovranista Italiano abbiamo già aderito al flash mob), appare tra le uniche armi di contrasto all’iniziativa di A2A.

Non avendo personalmente le competenze tecniche, né giuridiche per contribuire alla stesura di tali osservazioni e più in generale ritenendo che il problema sia prima di tutto politico – anche perché l’aver delegato ai “tecnici” le decisioni politiche in questo paese non mi pare abbia dato significativi vantaggi, semmai il contrario – a nome del Fronte Sovranista Italiano, pur sostenendo con forza le suddette azioni, riteniamo doveroso fornire il nostro contributo alla ricerca di una soluzione politica che possa, se non risolvere, almeno ridurre di molto l’emergenza rifiuti di questo Paese.

Secondo il nostro punto di vista il ciclo rifiuti dovrebbe essere totalmente riportato sotto il controllo pubblico e gestito senza scopo di lucro. Solo così si potrà perseguire l’obiettivo della riduzione della produzione di rifiuti, della localizzazione degli impianti con ottica di protezione ambientale e non di minimizzazione dei costi, ma soprattutto porre fine alle guerre fra popolazioni che: “va bene tutto ma non vicino casa mia”. Dobbiamo produrre meno rifiuti, punto.

Ma se i rifiuti diventano materia prima e occasione di lauti guadagni, come potremo sperare di arrivare a ciò? Sintetizzando, per ridurre il problema a dimensioni gestibili, le misure dovrebbero essere semplici, ma drastiche, imponendo un totale cambio di paradigma:

  • Ciclo rifiuti in mano pubblica e gestito senza scopo di lucro.
  • Riduzione drastica della produzione di rifiuti, con norme specifiche per la riduzione degli
    imballaggi e l’obbligo, ovunque possibile, di ricorrere allo sfuso;
  • Produzione di rifiuti che siano: riciclabili, biodegradabili o compostabili.
  • Incentivazione con norme puntuali il riciclo di qualsiasi cosa sia riciclabile.
  • Riduzione del trasporto dei rifiuti mediante la costruzione di impianti (pubblici) di recupero/trattamento locali, al massimo in ambito provinciale/comunale
  • Termovalorizzazione, cioè incenerimento solo del minimo indispensabile, in impianti piccoli, di proprietà pubblica, gestiti senza scopo di lucro e sotto stretto controllo sanitario.
  • Sfruttamento per gli impianti di siti industriali dismessi, o comunque zone già antropizzate, evitando di andare a consumare altro suolo e a deturpare zone a vocazione agricola e/o turistica.

Bisogna però prendere atto che l’attuazione di tali misure, nel contesto italiano ed europeo, che postula nei trattati e nelle direttive la superiorità del mercato nell’assolvere ai bisogni delle popolazioni, impedendo di fatto agli Stati di intervenire attivamente nell’economia (mediante l’apposizione di mille vincoli fiscali, di bilancio e monetari), è praticamente impossibile.

È indispensabile uscire dalla logica ordo-liberista di cui è intrisa la UE, che predilige la presunta superiorità della “mano invisibile” del mercato e tornare alla supremazia della Politica e dello Stato, quantomeno nei settori strategici e ad alto rischio per la salute umana, per l’ambiente e nello specifico campo dei rifiuti, anche ad alto rischio di infiltrazioni malavitose.

Sergio Bruni
Fronte Sovranista Italiano – Sezione Tuscia