Con lextra… ad astra: niente Deep Impact il 29 aprile, ma scopriamo qualcosa in più su asteroidi, comete e meteoriti

di Donatella Cea

Considerando che già ci troviamo in uno scenario da film apocalittico, direi che quello che ci mancava era solo il dilagare del panico legato alla notizia di un asteroide in rotta di collisione con la Terra. Fortunatamente però, il prossimo 29 aprile, l’asteroide 1998 OR2, passerà a 0,04205 UA (ovvero 6.290.440 chilometri) da noi.

La sigla UA sta per Unità Astronomiche ovvero l’unità di misura più utilizzata per descrivere le distanze celesti all’interno del Sistema Solare. Una Unità Astronomica corrisponde alla distanza media tra il Sole e la Terra, ovvero 149 milioni di chilometri circa. Si parla di distanza media perché, come sappiamo, i pianeti orbitano intorno alla loro stella seguendo delle orbite ellittiche, e quindi avranno un momento di massima vicinanza (perielio) e massima lontananza (afelio) dal Sole. La distanza a cui passerà l’asteroide 1998 OR2 è, per farci un’idea, circa 16 volte maggiore rispetto alla distanza Terra-Luna, ed è tale da farlo rientrare nella categoria degli oggetti celesti potenzialmente pericolosi, ma non c’è alcuna possibilità di impatto con la Terra. Quindi niente scene alla Deep Impact, ma questo incontro mancato ci dà modo di imparare qualcosa in più sugli asteroidi: cosa sono? Come e dove di formano? Cosa li distingue da comete e meteoriti? Perché li studiamo?

Gli asteroidi sono frammenti di rocce derivanti dalla formazione del nostro Sistema Solare circa 4.6 miliardi di anni fa. La maggior parte degli asteroidi orbitano intorno al Sole in una cintura compresa tra le orbite di Marte e di Giove, chiamata fascia principale degli asteroidi. La distanza tra questi due pianeti è, infatti, maggiore rispetto a quella tra tutte le altre coppie di pianeti del Sistema Solare e gli scienziati ritengono che gli asteroidi che la compongono si sarebbero compattati, fino a formare un altro pianeta, se la gravità di Giove glielo avesse permesso. Altri asteroidi, detti troiani, condividono l’orbita con Giove, senza scontrarsi con esso e vengono chiamati con nomi dei personaggi dell’Iliade. Nel loro moto alcuni frammenti rocciosi si scontrano, modificano la loro orbita ed uscendo dalla fascia principale iniziano un percorso che potrebbe avvicinarli al nostro pianeta.

Rappresentazione del Sistema Solare e della posizione occupata dai maggiori gruppi di asteroidi

Le comete, invece, “palle” di ghiaccio sporco che raccolgono particelle e polvere interstellare, sono relativamente piccole, fragili e di forma irregolare. Anch’esse orbitano intorno al Sole e quando sono lontane dalla stella sono ammassi di ghiaccio molto freddi, ma man mano che si avvicinano ad essa, la loro superficie si scalda, il materiale di cui sono formate si vaporizza e il ghiaccio superficiale si scioglie, creando una sorta di scia luminosa e dando vita ad uno spettacolo che talvolta vediamo persino ad occhio nudo dalla Terra (nella foto sotto le celebre cometa Hale-Bopp). Alcune teorie sostengono che le comete che hanno impattato il nostro pianeta miliardi di anni fa, abbiano portato acqua e una varietà di molecole organiche sulla giovane Terra, contribuendo alla sviluppo geologico e biologico che vediamo oggi.

Cometa Hale-Bopp osservabile nel 1997 a occhio nudo per ben 18 mesi (Astronomy Picture of the Day – NASA)

Quando questi oggetti – asteroidi o comete – orbitano entro le 1.3 UA dalla Terra vengono chiamati Near-Earth Objects. Ma se la minima distanza all’intersezione dell’orbita con la Terra è inferiore a 0.05 UA e il diametro è di almeno 150 metri, allora questi vengono classificati come oggetti potenzialmente pericolosi (Potentially Hazardous Asteroids). Tali oggetti vengono attentamente monitorati, in quanto se, a causa di impatti con oggetti più piccoli o per l’influenza gravitazionale dei pianeti vicino a cui passano, la loro orbita subisse piccole variazioni, fino ad incrociare l’orbita terrestre, questo potrebbe causare un impatto catastrofico su terra o una tsunami distruttivo in caso di impatto sull’oceano.

Nella maggior parte dei casi, per fortuna, questi corpi celesti che arrivano ad impattare il nostro pianeta hanno piccole dimensioni, grazie a precedenti scontri cha ne hanno causato la frantumazione. Quando questi piccoli oggetti entrano nell’atmosfera terrestre bruciano a causa dell’attrito con l’aria e spesso vengono completamente distrutti, prendendo il nome di meteore o nel gergo comune stelle cadenti. Se però le dimensioni sono sufficientemente grandi, il frammento non brucia completamente e riesce ad arrivare al suolo, prendendo il nome di meteorite. E’ atteso tra qualche giorno un incontro con uno sciame di meteoriti e soprattutto nella notte del 22 Aprile sarà possibile osservare qualche stella cadente e sono abbastanza sicura di sapere quale è il desiderio che molti di noi vorremmo esprimere.

Gli asteroidi e le comete non rappresentano solo un pericolo per il nostro pianeta. Al di là dell’attento monitoraggio della loro orbita, essi rappresentano uno strumento fondamentale per lo studio della meccanica celeste e la risoluzione del complesso problema degli N corpi (problema che vuole studiare come un oggetto si muove sotto l’effetto gravitazionale di molti pianeti). Inoltre sono importanti per aiutarci a capire il nostro Sistema Solare. Essendo considerati residui della sua formazione, sono come dei fossili che possono fornirci informazioni sulla composizione chimica, la dimensione e il processo di formazione della nebulosa proto-solare da cui siamo nati.

Per tutte queste ragioni le Nazioni Unite hanno dichiarato il 30 giugno come International Asteroid Day (tra i padri fondatori anche il famosissimo chitarrista dei Queen e astrofisico Brian May) per educare il pubblico sugli asteroidi. Tale data commemora l’anniversario dell’ asteroide Tunguska che esplose sopra i cieli della Siberia il 30 giugno 1908.

Decine di milioni di alberi piegati e abbattuti a causa della probabile esplosione nell’atmosfera di un meteorite nei pressi del fiume Tunguska in Siberia e foto dell’area oggi. Le testimonianze sostengono che il bagliore generato dall’esplosione fu visibile fino a 700 km di distanza, è certo che questa è stata la più catastrofica esplosione naturale della storia moderna.

È previsto che eventi di impatto di tale portata possano verificarsi una volta ogni 10.000 anni. Nel mese di aprile del 2018, la Fondazione no profit B612 nata per il monitoraggio degli asteroidi ha riferito che “è al cento per cento sicuro che verremo colpiti [da un asteroide devastante], ma non siamo al cento per cento sicuri di quando”. Nello stesso anno anche il celebre astrofisico Stephen Hawking sosteneva che una collisione di asteroidi è la più grande minaccia per il pianeta , ma – per fortuna – non è questo il giorno.