#extraconfine – Roberto, in Kenya per l’ONU ad occuparsi della riduzione dei rischi di disastri: “Quanta fortuna ho avuto a crescere nel contesto italiano!”

#extraconfine è una nuova rubrica de lextra.news che cerca, spera, sogna di raccontare le storie di un po’ di italiani sparsi per il mondo: partendo – come è partita l’avventura giornalistica del sito – da Tarquinia ed andando a caccia di belle realtà da condividere. Con una regola: ad ogni protagonista il compito di indicare – come in una catena – il nome di un’altra persona #extraconfine, di un’altra storia che meriti di essere raccontata.

Qui il link per l’archivio delle storie

(s.t.) “Non sento il bisogno di identificarmi o affermare di essere Tarquiniese o Italiano quando sono all’estero. Nei luoghi in cui ho vissuto mi sono sempre identificato con delle persone indipendentemente dalla loro nazionalità. Ho sempre trovato dei punti d’incontro che hanno poi dato vita a delle belle amicizie. Sono però molto orgoglioso del mio paese e spesso un sentimento di consapevolezza della fortuna che ho avuto a vivere in un contesto italiano emerge a difesa delle critiche”.

Le parole sono di Roberto Schiano, 31 anni appena compiuti, tarquiniese, che dopo sei anni a Parigi si è trasferito, a dicembre 2018, in Kenya, a Nairobi. “Lavoro per l’ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di disastri. – spiega Roberto – Sono entrato tramite il programma “Esperti Associati e Giovani Funzionari delle Organizzazioni Internazionali”, un programma molto selettivo del Ministero degli Affari Esteri, anche noto come JPO Programme. Nello specifico, mi occupo di politiche per migliorare la resilienza ai disastri e l’adattamento ai cambi climatici degli stati dell’Africa Subsahariana: come economista, mi occupo di identificare quali investimenti sarebbero più efficienti e quanto ridurrebbero i danni economici e la perdita di vite umane. Inoltre mi occupo di identificare quali flussi finanziari sono necessari per supportare questi investimenti”.

“Parte del mio lavoro – continua Roberto – consiste anche nel sensibilizzare i governi e gli attori principali sul cambiamento climatico e la riduzione dei rischi di disastri, tramite dei workshops dove vengono presentati i nostri studi. Nel tempo libero invece mi dedico allo sport, alla musica, molta danza di coppia come la salsa e la kizomba. Però la mia passione è il teatro, ed in particolare l’improvvisazione teatrale, che ho sviluppato negli anni a Parigi: purtroppo a Nairobi non esistono ancora corsi, però abbiamo organizzato un gruppo che portiamo avanti tra amici con l’obbiettivo di migliorarci e divertici, ma anche di riuscire a far conoscere il teatro nelle scuole o nelle zone più svantaggiate”.

Il percorso fuori da Tarquinia per Roberto parte a 19 anni, quando sceglie la carriera universitaria: ma già le esperienze precedenti gli avevano stimolato la curiosità per scoprire altri angoli di mondo. “Senza dubbio i primi passi sono stati i gemellaggi scolastici fatti sia alle medie che al liceo in Danimarca e Germania, ed i viaggi con i miei genitori che mi ha dato lo stimolo di voler conoscere altri contesti. – racconta – Il grande cambiamento e la consapevolezza di voler affrontare questo tipo di percorso internazionale è avvenuto all’università: dopo due anni a Roma, grazie al programma Erasmus della comunità europea, mi sono spostato in Spagna per completare il mio ultimo anno di triennale. Da lì in Inghilterra, sicuramente per seguire l’amore ma anche per continuare un percorso di studi più stimolante: cosi mi sono spostato prima a Cambridge per perfezionare il mio inglese, poi ad Oxford per lavorare come guida nelle scuole di lingua per stranieri; quindi ho proseguito gli studi post-grado all’università del Sussex, che è uno dei migliori atenei in Europa per studiare economia dello sviluppo. Durante gli studi ed il lavoro come assistente di ricerca ho sviluppato una passione per l’economia dello sviluppo che ho poi voluto approfondire con un master in una delle migliori università in Europa, la scuola normale superiore di Parigi, dove ho studiato Politiche Pubbliche e Sviluppo Economico. Dopo gli studi ed i vari stage lavorativi sono entrato come consulente all’OCSE, dove ho lavorato sulla riduzione dei rischi di disastri ed aiuti allo sviluppo per i contesti più fragili. E infine ho deciso poi di spostarmi in Africa per la voglia di dare un senso alle politiche di sviluppo che ormai da anni formulavo seduto in un ufficio a Parigi, ma anche perché ho avuto una grande opportunità”.

Sempre animato da quella curiosità per la scoperta accesasi in lui da bambino: “Sì, a spingermi verso questa vita sono state la voglia di conoscere in primo luogo, e la voglia di mettermi in gioco in altri contesti e di voler imparare non solo sui libri, ma anche dalle diverse sfide e stimoli che ho dovuto affrontare. Ciò mi ha dato l’opportunità di conoscere meglio me stesso, i miei limiti, le mie risorse e le mie capacità. L’estero per me è stato un percorso di vita: di sicuro un anno fa non sapevo che sarei finito in Kenya, ma non avevo neanche escluso l’opzione di vivere in Africa”.

Il legame con Tarquinia, ad ogni modo, resta forte. “Torno almeno una volta l’anno anche perché ho la fortuna che ai miei genitori piace viaggiare quindi ogni tanto ci si trova a fare un viaggio insieme. Ad ogni modo, Tarquinia per me rimane il presente: per la famiglia, per gli amici e le vacanze. Per la carriera professionale che ho scelto, però, non penso di tornarci: ma in un mondo in cui la tecnologia ci permette di lavorare anche da lontano e da casa non escludo di poter tornare per periodo più lunghi”. Anche perché, secondo Roberto, un po’ dell’indole della scoperta la deve proprio a Tarquinia: “Sicuramente la voglia di esplorare e di conoscere che ho sviluppato nel mio territorio mi ha dato una marcia in più. Quando ero piccolo mi ritrovavo spesso con gli amici alla ricerca di avventura e di scoperta: mi ricordo con un sentimento di nostalgia che avevamo costruito una casa sull’albero e spesso ci radunavamo a parlare dei nostri progetti. Il fatto che poi Tarquinia sia una città turistica mi ha facilitato nel mettermi in contatto con altri contesti fin da piccolo”.

Tutto questo, naturalmente, si traduce anche in nostalgia per la distanza, perché qualcosa, del luogo d’origine, finisce per mancare sempre e comunque. “Sicuramente i miei genitori – non ha dubbi Roberto – ma anche la natura, le belle passeggiate alle Saline e la ricerca degli asparagi alla Roccaccia. Ho avuto la fortuna di aver vissuto in un contesto ricco di splendore sia paesaggistico che culturale: i borghi storici, il mare, i parchi storici e naturalistici, le terme, i laghi. Spero che questo articolo faccia ricordare a chi lo legge che i luoghi che abbiamo intorno sono splendidi e vanno valorizzati”. E la nostalgia diventa anche mancanza di qualcosa di più gastronomico: “Della cucina italiana mi mancano troppo gli spaghetti vongole e pomodoro pachino con aglio, prezzemolo ed un po’ di peperoncino. Ma una cosa a cui proprio non vorrei rinunciare di dove vivo ora è Il succo fresco di mango e frutto della passione”.

Ma guardandola da fuori – e al netto di affetto e nostalgia – cosa cambieresti a Tarquinia? “Certamente so quello che vorrei preservare, mentre quello che e da cambiare lo lascio a chi vive tutti i giorni e ne conosce le problematiche: non so bene cosa cambierei di una citta in cui non vivo più e sono sicuro che le persone che la vivono tutti i giorni saprebbero rispondere meglio a questa domanda. Però so bene quello che vorrei preservare di Tarquinia, e tra queste cose ci sono sicuramente la storia e le tradizioni del mio territorio”.

Quali sono gli ostacoli più difficili che hai dovuto superare allontanandoti? “In primo luogo è stato difficile lottare contro gli stereotipi – risponde Roberto – che credo mi abbiano limitato spesso. Capire questo mi ha permesso, poi, di lavorare su un cambio di attitudine e sul consolidare le mie idee sulla base di esperienze dirette e non preconcetti. Sicuramente non ho mai subito razzismo, che reputo un concetto antico e comunque scientificamente errato. Mi sono trovato ad affrontare persone con degli stereotipi e dei preconcetti negativi, ma devo dire che sono sempre stati messi in ombra facilmente con una sana discussione”.

Ora il compito di lasciare il testimone ad un amico in giro per il mondo, come da tradizione di #extraconfine, così che possiamo poi cercarlo per intervistarlo. “Un mezzo austriaco – risponde salutandoci Roberto – il mio caro amico Remo Castellini”.

#extraconfine
Nome: Roberto
Dove vive: Nairobi (Kenya)
Professione: Economista per l’ONU
Distanza da casa: 5,441 km