Fermatevi che io scendo: “Alla Basilica si sono rotte le acque”

di Attilio Rosati

Nella Basilica di San Marco, martedì scorso è entrato il mare per un’altezza di 1,65 metri, sfondando vetri e facendo il suo ingresso trionfale nella Cappella.

 L’erosione improvvisa e violenta, avrebbe potuto creare problemi di staticità alle colonne e avrebbe potuto causare una catastrofe. Il personale addetto, ha operato una specie di miracolo frapponendo ai colonnati delle paratoie mobili che, pur superate dall’acqua, hanno attenuato la violenza dell’intrusione evitando il peggio.

Inoltre, tutti i paramenti storici e gli oggetti preziosi, sono stati tempestivamente riposti in luogo sicuro. Una cosa è certa: qualunque sia il danno finale al patrimonio artistico coinvolto, le competenti Sovrintendenze, hanno a disposizione i restauratori italiani, che sono i più bravi e preparati del mondo e che saranno perfettamente in grado di riportare ogni cosa all’originaria bellezza e integrità.

La politica, come il solito, non ha mancato di sollevare le solite inutili, sterili polemiche.

Più che mai in voga il vecchio detto: “di fronte ad un problema, l’idiota cerca il colpevole, la persona intelligente e capace, la soluzione”.

Il punto su cui riflettere mi sembra uno solo. Che cosa stiamo aspettando a prendere atto degli sconvolgimenti del mutamento climatico, che le foche arrivino a Rimini? Che gli orsi polari svendano le loro pellicce su ebay? Che nei mari si peschi direttamente il carpaccio di polpo? Che il Monte Bianco diventi fluorescente? Se non guarderemo in faccia la realtà, entreremo trionfalmente nella triste ed  ormai lunga lista delle specie in via di estinzione e francamente, a veder estinguere certi allocchi, sarei contento perfino di fronte alla triste prospettiva di estinguermi io pure.