Fermatevi che io scendo: “Lettera aperta al sindaco di Tarquinia”

di Attilio Rosati

Caro Sindaco,
Ti scrivo con grande piacere, per il solo motivo che entrambi siamo troppo impegnati per incontrarci e pubblicamente, perché la questione che ti sottopongo è di pubblico interesse.

In primo luogo, compimenti. Ho assistito alla prima commedia della stagione teatrale nuova. Una performance brillante di alto livello, ben recitata e di grande spessore. Il teatro fa pensare, diverte e innalza i valori delle coscienze.

Ti auguro di riuscire a tenerne alti i significati più profondi come hai cominciato a fare. Anche l’organizzazione dei posti, l’accoglienza, la pulizia del luogo, sono stai impeccabili e ci sono state tutte le condizioni per trascorrere un pomeriggio godibile e divertente.

Purtroppo c’è un ma. Le due prime file, per un totale di ventisei posti, che non sono pochi, riservati alle autorità varie, sono rimasti desolatamente vuoti e gli attori hanno dovuto recitare separati dal calore del pubblico da una triste barriera di sedie senza deretani di rappresentanza. Forse, non avranno avvertito l’assenza dei deretani, ma delle teste e dei cuori a essi soprastanti, sicuramente sì.

Non discuto la necessità di riservare dei posti ad autorità varie e tuttavia, nei teatri che si rispettano, se quindici minuti prima dell’orario d’inizio spettacolo esse non sono state occupate, sono rimesse in vendita dal botteghino cosi da evitare che le assenze illustri, abbiano ad arrecare un danno economico, oltre che estetico e di etichetta. Ritengo di non aver altro da aggiungere. Ti conosco e ti stimo persona intelligente. Un caro saluto.