Fermatevi che io scendo: “Ma che calcio è?!?”

di Attilio Rosati

La giostra del calcio è ripartita. Abbiamo visto tre partite: Juventus-Milan, Napoli-Inter, Napoli-Juventus. In realtà di calcio giocato non abbiamo visto neanche un ora; il tallone d’Achille di questa (falsa) ripartenza si potrebbe cosi riassumere:

  1. Falli irrazionali e da codice penale. I giocatori hanno perso i tempi di contatto con la palla ed entrano in eccessivo anticipo o eccessivo ritardo, nella maggior parte dei casi facendo strame degli avversari o mancando l’impatto con il pallone in modo goffo e sgraziato.
  2. La tenuta atletica fa schifo. Nessuno è lucido per più di mezz’ora e anche se esteticamente non si vede, i giocatori sono panzoni. Sono panzoni dentro, perche non hanno nelle gambe e nella testa la lucidità necessaria per affrontare l’intera gara. Ciò provoca un danno irreparabile allo spettacolo ed una banalizzazione dell’evento sportivo a dir poco deprimente.
  3. Per ovviare alla desertificazione delle tribune, sono stati usati  accorgimenti tragicomici, tipo quella della finale di Coppa Italia nella quale hanno istallato una diavoleria elettronica capace di creare un ologramma di pubblico festante e sbandierante che francamente sortiva un effetto da overdose da acido lisergico; ridicolo, inopportuno, puerile e pericoloso per la salute mentale.
  4. I soldi che girano intorno al calco, sono rimasti sempre quelli per cui per carità, bisogna far finta che tutto vada benissimo che lo spettacolo sia meraviglioso, chi vince esulta chi perde si incazza, nessuno ci crede, tutti fingono sembra “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo e tuttavia nessuno riesce a nascondere l’amarezza.

Mi domando: ma era proprio necessario fare strame di uno sport che in un passato non lontano, ci ha dato tanta gioia e che meriterebbe rispetto e devozione? Non era meglio rispolverare le serie di cartoni animati di Tom e Jerry che hanno sempre un loro perché e non turbano l’equilibrio della mente umana come questo spettacolo avvilente? P.S. Io, non mi incazzo se a cantare l’inno nazionale italiano in una finale di coppa Italia è un nero. Ma se la canta uno che non ha perso nemmeno cinque minuti di tempo ad imparare il testo come Cristo comanda, allora sì. Mi incazzo con lui e con chi ce l’ha messo. Non so voi come la pensate, ma io ancora una volta, voglio scendere.