“La pistola puntata contro l’agricoltura”: continua la protesta degli agricoltori tra determinazione e preoccupazioni

Quasi una settimana di proteste, un sit-in permanente e una lunga fila di trattori a occupare manifestando la Statale Aurelia: quello degli agricoltori del territorio di Tarquinia è un fronte comune che resta compatto e fa quanto è in proprio potere per farsi sentire. Di fronte, il muro spaventoso di una situazione insostenibile, insopportabile dal punto di vista economico e, di conseguenza, umano: perché quando in ballo c’è il lavoro di cui si è fatto la propria vita, i problemi vanno oltre l’economia e diventano spettri di paure, preoccupazioni e, in molti sensi, solitudine.

La solitudine di chi non riceve le risposte, ad esempio, dalle istituzioni che potrebbero mettere in campo soluzioni di aiuto, pur nelle difficoltà globali; ma che trova conforto almeno nel condividere la protesta, nel vedersi schierate affianco persone che vivono la stessa, pesante situazione.

“La pistola puntata contro l’agricoltura”: il cartello che ha aperto la sfilata di trattori sull’Aurelia rende in modo eloquente un’idea della situazione. “La situazione già era insostenibile nel 2021 – spiega Remo Parenti, Confagricoltura Viterbo-Rieti, intervistato da Fabrizio Ercolani – in più ci si è messa la tempesta perfetta della guerra”. E oggi la realtà parla di aumenti fuori controllo dei prezzi di carburante, plastica, magini e fitofarmaci e con i concimi azotati divenuti introvabili e a prezzi più che triplicati. “Non siamo più in grado di svolgere la nostra funzione essenziale, ovvero essere produttori di cibo. – continua Parenti – Sul tavolo ministeriale al quale siedono anche industriali e grande distribuzione ci sono delle proposte fatte ora ci auguriamo che il governo le attui a cominciare da una riduzione dei costi energetici. Tanti agricoltori non stanno più programmando le semini primaverili, perché a questa situazione critica si aggiunge anche la siccità”.

Quali sono le principali richieste avanzate sinora? “La prima è sul gasolio agricolo salito a prezzi insostenibili. – ha spiegato Sergio Del Gelsomino, Presidente Cia Viterbo, ai microfoni di Fabrizio Ercolani – La seconda riguarda le garanzie: seminando adesso, il prezzo tra sei mesi o un anno quale sarà? Al Governo abbiamo proprio chiesto questo: un prezzo cuscinetto che tuteli i produttori. La soluzione non è contrarre le superfici agricoli perché dobbiamo tutelare i consumatori e gli animali, però dobbiamo farlo con delle certezze che al momento mancano”.

La verità è che una crisi di tale portata sul settore agricolo e le conseguenze pessime su cui ci si affaccia segnerebbe un colpo terribile a ogni comparto della struttura economica nazionale e, nel piccolo di Tarquinia, cittadina. Tanto che sono molte le manifestazioni di sostegno giunte da tante realtà imprenditoriali non agrciole della città.

“Non è un solo settore in difficoltà – aggiunge Mauro Pacifici, Presidente Coldiretti Viterbo – ma è un intero comparto. Abbiamo la necessità di garantire l’approvvigionamento alimentare perché non dobbiamo creare psicosi ma non possiamo diventare un ammortizzatore sociale. Chiediamo che tutte quelle leggi che sono state fatte vengano applicate, come ad esempio quella relativa alle pratiche sleali e quella relativa al sottocosto. Non abbiamo incrociato le braccia, ma abbiamo alzato il livello di attenzione per tutelare tutta la filiera e per continuare a garantire il made in Italy”. “Non possiamo pensare di conferire il prodotto che abbia un costo superiore rispetto a quanto viene pagato – conclude- Pacifici – Chiediamo rispetto per poter continuare a lavorare”.