La storia della riforma agraria, in via di realizzazione il progetto editoriale di Fondazione Vulci e Comune di Montalto di Castro

Riceviamo dal Comune di Montalto di Castro e pubblichiamo

Riforma Agraria: un nuovo borgo in Maremma. È il titolo del nuovo progetto editoriale sulla riforma agraria che Fondazione Vulci, in collaborazione con il Comune di Montalto di Castro, sta realizzando per ricordare e raccontare attraverso le immagini la storia del territorio. Un viaggio a ritroso nel tempo, nell’epoca dell’importante intervento di riforma agraria che nel corso degli anni ’50 portò il paesaggio di Pescia Romana a un notevole cambiamento: dalla bonifica di terreni improduttivi alla ridistribuzione delle terre demaniali fino al trasferimento massiccio di famiglie che hanno di fatto colonizzato i nuovi insediamenti, consentendo la crescita e lo sviluppo di un territorio. Un progetto editoriale articolato e volto a toccare i molti aspetti inerenti la riforma agraria: dal latifondo prima della riforma al viaggio verso la terra promessa, la nostalgia, i mestieri, l’economia domestica, l’adolescenza nella casa colonica e la cooperazione.

«Con questa indagine storica – spiega Gianni Bonazzi, presidente di Fondazione Vulci – intendiamo far convergere in un prodotto editoriale di qualità tutto quello che ad oggi è possibile conoscere su quell’intenso periodo di trasformazione e cambiamento. Grazie al lavoro degli storici locali vogliamo offrire ai cittadini e ai turisti un focus decisivo sulla storia di questo territorio».

«Un progetto che abbiamo accolto con grande entusiasmo – aggiunge l’assessore alla cultura Silvia Nardi – poiché sulla riforma agraria molto è stato detto e ricordato ma che necessitava di un contenitore al quale fare riferimento per avere un’immagine quanto più esaustiva di quel lungo periodo che ha permesso a territori come il nostro di avviare un processo di sviluppo culturale, sociale ed economico. Ringrazio gli storici del lavoro che dovranno sviluppare perché ciò consentirà di conoscere ancora meglio le nostre radici e lasciare alle future generazioni un importante documento sul quale riflettere».