Lettere al Direttore: “Consorzio di Bonifica, situazione intollerabile”

Riceviamo e pubblichiamo

MartaEnnesimo consiglio di amministrazione in cui i toni si sono accesi. La motivazione è sempre la stessa: la volontà del Presidente Fava di andare avanti con la pratica di convenzione con la società privata che ha chiesto di utilizzare la nostra acqua e la nostra condotta adduttrice per produrre energia idroelettrica.

Non è bastato al Presidente Fava aver sottoposto all’approvazione del Consiglio di Amministrazione i progetti della società privata senza verificare se l’area fosse sicura dal punto di vista idraulico – ed aver sottoscritto un accordo preliminare in cui si è impegnato (senza averne mandato) a realizzare opere che non servono e che non apporteranno alcun vantaggio sostanziale alla proprietà consorziata – ora pretenderebbe di andare avanti con la con l’iter progettuale, che ha come oggetto la realizzazione di un nuovo condotto di restituzione in alveo e l’ampliamento del condotto di restituzione in alveo esistente (entrambi in loc. Piane Maria), pretendendo, inoltre, che il Consiglio di Amministrazione, in pratica la proprietà consorziata, si assuma gli oneri e la -“responsabilità per danni a persone e cose che dovessero verificarsi in dipendenza dall’esecuzione dell’intervento di cui trattasi, anche se determinati da piene del fiume, ordinarie e\o eccezionali” – (tratto dalle prescrizioni dell’A.R.DI.S.).

Tutto questo per ristrutturare e costruire i due manufatti che dovrebbero essere realizzate in una delle aree più critiche del Fiume Marta definite dalla stessa A.R.DI.S. – “area delimitata dal P.A.I. vigente classificata a rischio di esondazione molto elevato”-. E questo nonostante sia noto, al Presidente Fava e all’intero Consiglio di Amministrazione, che i due manufatti non apporteranno alcun sostanziale beneficio all’impianto di irrigazione, anzi.

Deve essere noto che, il Consiglio di Amministrazione, è consapevole che la realizzazione del nuovo condotto di restituzione servirà solo a consentire alla società privata di poter costruire l’impianto denominato CONDOTTA FORZATA 1 e che l’ampliamento del condotto di restituzione già esistente servirà solo a riportare nell’ alveo del Fiume Marta i grossi volumi di acqua turbinata dall’impianto denominato CONDOTTA FORZATA 2.

In pratica: per avere in cambio un risibile indennizzo economico (che probabilmente non sarà neanche sufficiente a ripagare i maggiori costi di manutenzione che l’ente dovrà sostenere), il Consorzio, o meglio, la proprietà consorziata sarà costretta ad assumersi il rischio di risarcire i danni a cose e persone, anche quando dovuti a eventi di piena ordinari e\o eccezionali.

Vogliono svendere le nostre risorse (acqua del Marta, e condotta adduttrice) per far fare profitto a una società privata e i consorziati rischiano di dover pure pagare gli eventuali danni. A breve ulteriori aggiornamenti.

Augusto Torresi