Lettere al Direttore: “San Giorgio: la storia infinita”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera a firma di Luigi Calandrini

San Giorgio TarquiniaLa lettura dei molteplici articoli che si sono succeduti sulla vicenda S. Giorgio, mi ha stimolato alcune riflessioni che voglio esternare, sperando di dare un contributo costruttivo, e fuori dagli schieramenti, per la definizione di questa storia che sembra non avere più fine.

Chiarisco che queste mie riflessioni non contengono tecnicismi perché il mio vuole essere un contributo di facile lettura per la genericità delle persone e solo marginalmente per gli addetti ai lavori.

Dico questo perché personalmente ritengo inutile sciorinare numeri e date di leggi, decreti e sentenze senza però produrre effetti positivi e costruttivi su persone estranee alla materia trattata.

Vorrei iniziare da una considerazione tanto banale quanto indispensabile per una pratica attuazione alla edificazione del comprensorio in esame. O meglio due.

Prima di addentrarci su qualsiasi procedura attuativa da intraprendere nei vari consorzi che costituiscono il comprensorio di S. Giorgio occorrerà:

  • che l’Amministrazione – attraverso i suoi organismi tecnici – proceda alla perimetrazione dello stesso;
  • che, sempre l’Amministrazione ed in questo caso interessando economicamente anche i consorzi sulla base degli oneri dovuti, porti i servizi essenziali (acqua, luce, collettori fognari e quant’altro) fino al perimetro esterno del comprensorio.

Senza l’attuazione di questi due punti sarebbe tecnicamente impossibile (riguardo al primo) e scellerato (riguardo al secondo) procedere all’approvazione ed all’attuazione di qualsiasi intervento di natura urbanistica.

Passiamo ora ad esaminare sinteticamente quali possano essere le procedure più opportune per l’approvazione dei piani attuativi.

Innanzi tutto va detto che l’applicazione delle procedure non può essere uguale per tutti i “consorzi”.

Questo perché allo stato delle cose vi sono comparti per i quali sono già terminate le procedure di approvazione dei piani di lottizzazione ed altri in fase di definizione. Pertanto per questi comparti sarà semplicemente necessario proseguire il loro iter adeguandolo, se del caso, alla nuova legislazione intervenuta nel frattempo.

Per gli altri comparti/consorzi vorrei semplicemente ricordare che gli uffici, almeno fino alla mia presenza in comune (2011) avevano già individuato, o meglio suggerito all’Amministrazione come facilmente riscontrabile dagli atti d’ufficio, quali potessero essere le procedure da seguire, tra le quali quella oggi “bandita” ed “impronunciabile” contenuta nella legge regionale 28/1980, la quale si addiceva, e ritengo si addica, ad alcuni comparti con una situazione di abusivismo diffuso ed interessata da una enorme parcellizzazione delle proprietà costituenti il comparto.

Altrettanto vero è, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo, che ci saranno dei lotti o delle aree che dovranno essere “sacrificati/e” sia per intervenuti vincoli di inedificabilità di natura sovracomunale, sia per una progettazione organica che impone la concentrazione e l’accorpamento di servizi per la collettività che altrimenti, seppure coerenti nelle percentuali di legge, risulterebbero completamente illogici ed inutilizzabili nella pratica fruizione da parte della collettività. Analoga considerazione vale per le viabilità interne.

A mio modestissimo avviso ritengo le posizioni che si riscontrano oggi, sulla base di quanto sin ora letto sugli organi di stampa, fuorvianti e probabilmente dettate da interessi di parte (politica?) che non sono di alcun beneficio per gli interessati ed ancor meno per la collettività tarquiniese che si vedrebbe costretta a sostenere spese esorbitanti per una costosa progettazione ed esecuzione dei servizi che inevitabilmente dovranno essere poi trasferiti al Comune per la loro natura.

Una cosa è certa; se la parte politica si affidasse maggiormente agli uffici e questi ultimi assumessero un ruolo più propositivo e collaborativo per la ricerca di una concreta soluzione di San Giorgio, l’intera collettività ne trarrebbe enormi vantaggi, anche di natura economica. Come al solito, forse, “in medio stat virtus”.