Non si placano le critiche sulla pubblicazione della guida “Tarquinia IX A.C.”

Non si placano le critiche sulla pubblicazione della guida “Tarquinia IX A.C.”. Anche il periodico “Tarquinia-Città” è intervenuto sull’argomento ed ha messo i suoi accenti su alcuni degli svarioni contenuti nel libercolo.

In un commento, un lettore, ci offre un ulteriore punto di vista.

Parlare male della guida “Tarquinai IX A.C.” è diventato ormai un luogo comune, una specie di giustificatissimo sport paesano nel quale si è gettato, buon ultimo ma opportunamente, anche il giornale “Tarquinia – Città“.
Sembrerebbe dunque “out” continuare a ciarlare, tanto più che la guida, basta sfogliarla, parla male di se stessa da sola.
Io però mi permetto di aggiungere qualcosa sulla quale né voi dell’Extra né quelli di “Tarquinia – Città“, avete pensato: la mancanza di rispetto nei confronti dei veri fruitori della “cosa”, i poveri turisti ai quali vengono propinate, senza pudore, sciatterie ed imprecisioni di ogni genere, come fossero considerati, incapaci di intendere, di volere e soprattutto di imparare.
Poveracci che, scesi da una nave e arrivati speranzosi a Tarquinia, città di sole e di cultura, invece di venire immersi nella luce mediterranea degli etruschi, si trovano per le mani una guida celtica e lacustre con i toni bui del lago scozzese di Lochness con relativo mostro in copertina. Chi poi vuole girare la città servendosi della guida e della piantina allegata, si blocca a tutti gli incroci cercando disperatamente di far coincidere la cartina con la realtà: si formano così capannelli di turisti di varia nazionalità che, avendo attraversato indenni Roma ed altre megalopoli, riescono a perdersi per sempre nei pochi spazi del nostro centro storico.
Non capiranno mai, a fronte di tanta confusione, l’estrema precisione con cui sono invece elencati i nomi dei numerosi redattori e collaboratori della guida nel suo risvolto di copertina.
I più fortunati sono i visitatori di lingua inglese che, faticando troppo nel leggere i caratteri evanescenti della traduzione, rinunciano alla lettura e si godono in pace le bellezze della nostra cittadina.

Ermete P.