A Orbetello il FAI parla del restauro dei mosaici della viila di Settefinestre

Riceviamo e pubblichiamo

mosaicoIl FAI Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il Comune di Orbetello, presenta venerdì 12 giugno 2015 alle ore 17, presso il Museo Archeologico Comunale, il progetto PUNTIAMO I RIFLETTORI sul restauro e la musealizzazione dei mosaici e affreschi rinvenuti nella Villa romana di Settefinestre, durante gli scavi effettuati alla fine degli anni ’80, ad opera del Prof Andrea Carandini insieme all’Università di Siena, Pisa e agli inglesi del Settefinestre Committee e della Scuola Archeologica Britannica di Roma.

Il Progetto di musealizzazione è dovuto all’accordo congiunto del Gruppo FAI Maremma, che fa parte della delegazione FAI Grosseto, con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, proprietaria dei mosaici e degli affreschi conservati nei depositi del Comune di Orbetello, e il sindaco del Comune di Orbetello, che gentilmente ha messo a disposizione lo spazio espositivo della Polveriera Guzman, per riportare alla vista dopo trent’anni di oblio, dei manufatti di tale bellezza e importanza.

I mosaici e gli affreschi oggetto di PUNTIAMO I RIFLETTORI, provengono dalla Villa romana di Settefinestre, che fu scavata dal Prof Carandini tra il 1976-1981, nel contesto di un vasto progetto di ricognizione del territorio dell’Ager Cosanus, che coinvolse naturalmente anche la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana. Da allora, tali mosaici, dopo un restauro, furono chiusi in casse e conservati in un magazzino del Comune di Orbetello.

La villa romana di Settefinestre localizzata nella frazione di Giardino, fra Capalbio e Orbetello, nella cosiddetta Valle d’Oro, è una villa di età repubblicana, costruita nel I secolo a.C. con una doppia funzione, residenziale e agricola. Era una villa molto estesa, disposta su vari terrazzamenti che risalivano dal muro turrito fino alla cima della collina dove sorgeva il corpo centrale della villa, appoggiata su un sistema interno di gallerie, detto il criptoportico, che si aprivano sulla valle sottostante con degli archi, quasi delle finestre. Da qui il nome attribuito alla villa, detta di Settefinestre, il cui proprietario sembra sia stato Lucio Sesto, della famiglia senatoria dei Sesti, amico di Cicerone. Il corpo centrale o pars urbana, era articolato in due quartieri, lussuosamente decorati da mosaici pavimentali, mentre nella pars rustica si trovavano invece gli impianti produttivi, tra cui dei grandi torchi per la produzione dell’olio e soprattutto del vino, sul cui commercio si basavano prevalentemente i proventi dell’azienda. Successivamente la villa fu ulteriormente ampliata e in età traianea la villa subì una completa riconversione produttiva, che alterò l’impianto originario del complesso. La villa non sopravvisse all’età degli Antonini, quando il fondo finì probabilmente nel latifondo imperiale e gli edifici, non più oggetto di manutenzione, andarono incontro a un lento, progressivo declino.

La villa di Settefinestre non era certamente un unicum e faceva parte di un complesso di ville romane insediatesi nella zona a partire dal II secolo a.C., quali villa delle Colonne, villa di Monte Alzato, villa delle Tombe, i cui resti oggi sono ancora affioranti o rintracciabili da fotografie aeree.

Il presentazione del progetto di musealizzazione promosso dal Gruppo FAI Maremma, attraverso l’uso dello strumento FAI – PUNTIAMO I RIFLETTORI – oltre a raccogliere contributi con le varie attività curate dal Gruppo, ha anche la finalità di mobilitare l’attenzione dei cittadini, e di cercare di attrarre contributi economici da parte di enti pubblici, imprese private e singoli cittadini, al fine di finanziare il recupero e rendere nuovamente fruibile alla comunità alcuni esempi mirabili dell’arte e archeologia in Maremma di oltre duemila anni fa.