Ottemperare agli obblighi di legge in materia di beni confiscati alle mafie: il coordinamento civico incalza i sindaci della Tuscia

Riceviamo e pubblichiamo

Il Coordinamento civico contro le mafie nell’Alto Lazio ha formalmente inoltrato ai Sindaci dei Comuni di Fabrica, Gallese, Montefiascone, Nepi, Soriano nel Cimino, Tarquinia e Viterbo, e per conoscenza al Prefetto di Viterbo, un appello ad ottemperare agli obblighi di legge previsti in materia di beni confiscati alla criminalità organizzata.

Ai suddetti Comuni, infatti, l’Agenzia nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati ha assegnato un cospicuo numero di proprietà, alloggi e terreni, che la legge prevede siano riutilizzati per scopi istituzionali o sociali, e dunque siano restituiti alla collettività per le sue necessità, con procedure trasparenti e ad evidenza pubblica. Dare attuazione a questa legge, ottenuta con l’abnegazione e talora il sacrificio estremo di altissimi servitori dello Stato, significa combattere le mafie in ciò che hanno di più caro, l’accumulazione di capitali. Ai Sindaci, pertanto, compete restituire questi beni alla collettività secondo il principio costituzionale della solidarietà sociale, al di fuori di opacità e di logiche clientelari: perché non si fa antimafia a parole o nelle cerimonie pubbliche!

Più specificatamente, il Codice Antimafia prevede che i Comuni forniscano ampi elementi di conoscenza alla collettività relativamente alla consistenza e alla tipologia di questi beni. Di norma, ciò viene assicurato con la pubblicazione di tali informazioni nella sezione “Amministrazione trasparente” dei siti internet istituzionali. In secondo luogo, la legge prescrive che gli Enti territoriali definiscano sollecitamente a quali scopi istituzionali o sociali detti beni debbano essere destinati, auspicando che sia garantito nelle forme più opportune il coinvolgimento delle comunità nei relativi processi decisionali.

A tutt’oggi, è Nepi l’unico Comune che ha proceduto in tal senso, assegnando con regolare bando ad un consorzio di cooperative quella che oggi è la “Fattoria Crocevia”. Anche il Comune di Viterbo, visto l’uso istituzionale a cui è stato adibito un bene, non ha altre proprietà da assegnare; negli altri casi, invece, ville, appartamenti e terreni che potrebbero alleviare molte necessità sociali sono di fatto abbandonati o trascurati dalle Amministrazioni o, magari, oggetto di intenti non dichiarati e forse non dichiarabili.

Prima di definire inerzia e colpevole omissione questo comportamento, il Coordinamento civico contro le mafie ha preferito rivolgersi ai Sindaci per chiedere informazioni su intenzioni, tempi, modalità con cui i vari Comuni intendono procedere; aggiornerà i cittadini di quanto verrà a conoscenza, sia a mezzo stampa che sulle proprie pagine social. Denuncerà anche le mancate risposte, se ce ne saranno, perché equivarrebbero a silenzi che coprono, nel migliore dei casi, inefficienze amministrative.

Il documento redatto dal Coordinamento e sottoscritto da ANPI Comitato provinciale e sezioni di Tarquinia, Tuscania e Vetralla, Ass. Umanitaria Semi di Pace, Ass. Caponnetto, ARCI Nuove cittadinanze Viterbo, Gruppo Archeologico Tuscania, ACTAS Tuscania, Italia Nostra sez. Etruria, sta raccogliendo centinaia di firme sulla piattaforma Change.Org al link https://chng.it/YqDCzcC7Nm, al quale tutti sono invitati ad accedere per unirsi alla petizione.