Spazio Aperto: “Sat: quei limiti sono inutili e dannosi”

Riceviamo e pubblichiamo

La SAT, con ordinanza n. 268 del 12 luglio scorso, ha fissato a 60 km/h il limite di velocità lungo i 15 km di Aurelia corrispondenti al Lotto 6A dell’autostrada in costruzione tra Tarquinia e Civitavecchia ed ha esteso a tutta la tratta il divieto di sorpasso. Chi tenti di rispettare il limite dei 60 all’ora si ritrova accodati i TIR che sopraggiungono e si avvicinano pericolosamente, per indurre chi guida ad accelerare; le auto in genere superano e segnalano a suoni e lampeggiamenti che la cosa non è gradita.

Sono passati 6 mesi dall’ordinanza SAT e lungo i 15 km di Aurelia marcati da segnaletica gialla, sovrapposta a quella bianca precedente, non è stato eseguito un solo lavoro sulla sede stradale che giustifichi il limite e le strisce gialle. Il nostro parere è che in attesa della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale, che potrebbe accogliere il ricorso dei cittadini e bocciare l’autostrada, in particolare il Lotto 6A di Tarquinia,la SAT volesse indurre gli ignari automobilisti a ritenere la trasformazione dell’Aurelia in A12 come cosa fatta, mentre invece è in atto un potente ricorso per fermare la porcata perpetrata ai danni della nostra comunità; così la SAT a luglio si è inventata un cantiere stradale molto precoce e molto inutile.

I conducenti di TIR che percorrono abitualmente l’Aurelia lo sanno e ignorano limiti e divieti. Il cantiere con il limite dei 60 all’ora, inoltre, ha costretto tanti italiani, durante le ferie estive, a subire ingiustamente un traffico più caotico sull’Aurelia. Pagherà qualcuno il costo sociale provocato e il pericolo che ha corso e corre chi rispetta limiti e divieti? La casta partitica e dirigenziale, che sostiene calorosamente la A12 a vantaggio delle proprie cerchie di potere e si è resa responsabile di pedaggi salati, di inquinamento più che raddoppiato e di scelte che impediranno a noi di muoverci come ci pare e spesso come ci serve nel nostro territorio, ebbene, quella casta risponde a nomi e cognomi di amministratori di aziende pubbliche e private, di ministri, presidenti di regione e sindaci, fittiziamente di destra o di sinistra ma molto intercambiabili; tutti insieme, questi signori rappresentano l’Italia delle ingiustizie dei molti a vantaggio di pochi, pochi che non vogliamo più.

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