Tarquigna, la pagina Instagram che spopola con i memes sulla città: l’intervista esclusiva in cui i gestori rompono l’anonimato

View this post on Instagram

Ma che state a di? ~Heisenberg~

A post shared by TARQUIGNA (@tarquigna) on

(s.t.) È pian piano (ma nemmeno troppo) diventata una pagina must su Instagram per molti tarquiniesi, per lo più ragazzi ma non solo: Tarquigna con i suoi memes e la nutria come logo strappa risate ormai da un anno e mezzo, con tanti like, una community di commentatori attiva e addirittura tentativi di imitazione dai comuni limitrofi.

“Era esattamente il 4 marzo – spiegano tre dei sei membri del gruppo che, oggi, gestiscono la pagina – e dopo averne parlato sul gruppo Whatsapp, in cui già ci scambiavamo dei memes sulla città, abbiamo deciso di aprire una pagina su Instagram”.

Da allora, le vignette ironiche che affrontano tanti temi della vita quotidiana, degli eventi e delle abitudini tarquiniesi hanno attirato attenzione e follower, mentre sono rimasti anonimi i nomi degli autori, nascostisi dietro pseudonimi che però, come vedremo, hanno funzionato alla perfezione solo per qualche settimana.

lextra.news, che con Tarquigna da circa un mese ha iniziato una collaborazione su Instagram, ha intervistato alcuni dei membri del gruppo – gli altri erano assenti per motivi vari, lo studio su tutti, e ci spiace non ci siano nella foto di gruppo – e, un po’ a sorpresa, i ragazzi hanno scelto di svelare i loro nomi. Prima della chiacchierata, perciò, abbiamo scoperto che Scrocchiazeppi è Francesco Testaguzzi, Kira è Lorenzo Canu, Marco Farroni è TeodorFutures, Simone Zuccon è Heisenberg e Federico Proli è Herbert, ai quali si aggiunge Matteo Di Giovanni, che però non pubblica post ma collabora con idee e proposte.

In realtà inizialmente il gruppo era di dieci, poi via via ridottosi: tutti ragazzi che, all’inizio, frequentavano le scuole superiori di Tarquinia, ora diventati studenti universitari (“e l’impegno, tra maturità e facoltà, un po’ ci sta frenando”, ammettono in coro). “Era il periodo in cui i memes iniziavano ad andare di moda – ricorda Lorenzo – e, dopo averne fatti un po’ che ci scambiavamo su Whatsapp, abbiamo deciso di condividerli con un pubblico più ampio”. “In realtà – aggiunge Francesco, ricordando quella prima pubblicazione – almeno da parte mia, pensavo che la cosa sarebbe nata e morta lì, con le prime vignette: non avevamo nemmeno un’immagine del profilo”. “E invece – continua Marco – c’è stato un boom iniziale: nonostante pubblicammo la prima vignetta alle 10 di sera, dopo nemmeno un’ora avevamo già una trentina di follower, e nei primi tempi crescevano di un centinaio al giorno”.

Il tutto, almeno nelle intenzioni, dietro l’anonimato degli pseudonimi. “Ma la cosa è stata rigorosa per circa un mese – svela Francesco – e Marco può spiegarvi perché”. E così si scopre che ad un compleanno di un amico con troppi bicchieri di vino “ho confessato – ammette Marco – e da lì la voce si è un po’ diffusa”. Anche se il mistero ha resistito ancora un po’. “In fondo – spiega Francesco – l’idea degli pseudonimi era perché temevamo che i pregiudizi e le voci potessero rendere difficile la crescita della pagina. “In più – continua Lorenzo – per noi è sempre stato chiaro che la nostra dovesse essere un’ironia senza impegno, ma alcuni all’inizio non l’hanno ben capita e questo poteva procurarci problemi: in effetti, almeno inizialmente, qualche difficoltà c’è stata, con qualcuno che si è offeso e altri che hanno preso le difese di persone che magari citavamo”. Nulla, comunque, che abbia fermato in modo deciso la verve della pagina, “anche se, almeno personalmente, a me la cosa ha condizionato un po’ – spiega Francesco – infatti alcuni post li abbiamo cancellati”.

“Ma una precisazione teniamo a farla: – parla Lorenzo a nome del gruppo – la pagina nasce anche perché tutti noi membri del gruppo, dai dieci originari ai sei attuali, teniamo molto a Tarquinia: comprendiamo i ragazzi, anche coetanei, che scelgono di andare fuori, ma noi ci sentiamo legatissimi a questa città”. “E anche ciò che critichiamo o prendiamo in giro – aggiunge Marco – è sintomo di quanto teniamo al nostro paese: con una vignetta ironica, a volte vogliamo implicitamente spingere ad un miglioramento, puntare il dito perché possa esserci una discussione che va mantenuta viva”.

E l’idea del logo da dove nasce? “Il logo è una nutria – spiega Marco – anche se inizialmente avevamo lo stemma di Tarquinia. Poi, pensando ad una mascotte che contraddistinguesse la città, ci siamo chiesti: ma chi, tra tarquiniesi e turisti, non ha mai dato da mangiare alle nutrie delle Saline?”.

Insomma, un gruppo che, in vista dei due anni di attività, continua a mostrarsi vivace e creativo: i sei si sono divisi i compiti – chi pensa e cura i memes, chi si occupa più delle stories ecc. – aprendosi però anche ad iniziative esterne, dal torneo degli stabilimenti e pizzerie a quello alla PlayStation 4 in collaborazione con il Dilas Grau che inizierà a breve (e di cui parleremo diffusamente nei prossimi giorni), con l’idea di promuovere anche un torneo di calcio a 5. “Ci piace l’idea di fare qualcosa per creare movimento – spiegano – e per contribuire, anche promuovendole con post e stories, a supportare iniziative che riteniamo positive per Tarquinia”. In attesa di spegnere la seconda candelina e continuando a far sorridere coetanei e non solo con i post.