Tarquinia, anche l’Anpi critico verso l’istituzione di un parco cittadino in memoria delle vittime delle Foibe e della Shoah

Anche il Direttivo della sez. Anpi “20 giugno 1944” di Tarquinia interviene in merito alla proposta, per cui presto partirà un concorso di idee, per l’istituzione di un parco cittadino in memoria delle vittime delle Foibe e della Shoah. E lo fa rivolgendosi all’assessore Martina Tosoni, che dell’idea si è fatta promotrice in consiglio comunale.

“È indubbio che i morti abbiano tutti diritto alla nostra pietà ed al nostro ricordo, soprattutto quanti furono vittime innocenti. – esordisce l’Anpi – Nel caso della Sua proposta, invero, è doveroso fare delle precisazioni storiche, affinché non passi un messaggio che, nell’accostare nel ricordo le vittime, cerchi di assimilare i loro carnefici e le motivazioni che li mossero”.

“La Shoah non nasce dal nulla; – le parole dell’Anpi – già nel 1925 il suo ideatore definisce “un male” l’ebraismo (Mein Kampf) e, una volta divenuto primo ministro tedesco, promulga subito le leggi razziali. Queste leggi, subito recepite dal regime fascista italiano, privano di diritti civili, politici e giuridici gli ebrei, molti dei quali finiscono nei “Konzentrazionslagers”, istituiti già nel 1933, assieme a comunisti, socialisti, zingari, omosessuali, disabili, prostitute. La persecuzione degli ebrei, che vede in quegli anni in Germania innumerevoli episodi di violenza e di eccidi, come la “notte dei cristalli” del 1938, sfocia nella “soluzione finale”, lucidamente decisa e pianificata a partire dal 1942 in tutti i territori allora occupati dall’esercito tedesco, compresa l’Italia, da cui partono verso la morte nei campi di sterminio, con il supporto delle istituzioni e delle milizie fasciste, migliaia di persone”.

“La Shoah – è l’opinione dell’Anpi – fu il progetto ideato da un folle e poi realizzato con lucida e spietata determinazione, che mandò a morte milioni di innocenti. I massacri delle Foibe furono degli eccidi che riguardarono militari e civili italiani, nelle zone del nostro confine nord-orientale, dal 1943 ad appena dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lascito ed epilogo doloroso di un conflitto e delle tragedie che l’avevano preceduto e connotato in quelle zone. Già dopo la prima guerra mondiale l’Italia inglobò territori con forte presenza slovena e croata, costringendo quelle popolazioni ad un’italianizzazione forzata e brutale. Con l’occupazione militare nazifascista della Jugoslavia (1941/1943), venne attuata una politica di repressione degli slavi, anche grazie a campi di concentramento e sterminio ed a numerosi eccidi di intere popolazioni, comprese donne e bambini”.

“Quando le sorti della guerra si rovesciarono, – continua l’Anpi – furono i nostri territori ad essere occupati, con tutto il carico di crudeltà e di morti che connotano qualsiasi occupazione ad opera di un esercito prima nemico ed anche perché tanti di coloro che erano stati vittime si rivalsero contro i propri carnefici, coinvolgendo in questa rappresaglia anche tantissimi innocenti”.

“La Sua iniziativa, gentile Assessora, sarebbe molto più credibile e condivisibile – continua la nota – ove fosse accompagnata da questa doverosa attestazione delle verità storiche, altrimenti può prestarsi a quella rivisitazione delle vicende del secolo scorso che tende ad annacquare le responsabilità e ad “assolvere” regimi storicamente colpevoli, ricorrendo alla enfatizzazione di deplorevoli e dolorosi episodi di guerra o di fine guerra commessi da chi combatté quei regimi, facendo passare il messaggio “tutti colpevoli, nessun colpevole”. I regimi nazista e fascista nacquero e sedussero tanti loro cittadini con miti falsi e portatori di violenza, tra i quali il più nefasto fu l’esistenza di “razze superiori”, detentrici del diritto di essere padroni dell’esistenza, dei territori e persino della vita dei “popoli inferiori”.

“La responsabilità – conclude l’Anpi – per lo scoppio del secondo conflitto mondiale, iniziato (e preceduto), ricordiamolo, come guerra di aggressione verso nazioni libere ed indipendenti, e la responsabilità per la morte di oltre sessanta milioni di persone tra militari e civili, è ascrivibile esclusivamente a questi regimi ed a quello nipponico, autore a sua volta di politiche di aggressione, sottomissione e sterminio in Asia. Furono questi regimi a creare il mostro della Shoah e di tutti gli altri orrori della guerra; furono questi regimi e le loro politiche di conquista e brutale sottomissione a creare le premesse per il clima di violenza e rivalsa che, inevitabilmente, segnarono le fasi finali del conflitto”.