Tarquinia, arsenico troppo altro: ordinanza di non potabilità per alcune zone cittadine

Non si sono ancora placate le polemiche sulla qualità delle acque marine, a Tarquinia, che la discussione si sposta su quella delle acque erogate dal servizio idrico. Ed il modo della vicenda è, di nuovo, quello che negli anni scorsi ha riempito le cronache dei giornali: l’eccessiva presenza di arsenico dell’acqua.

Secondo quanto disposto dall’ordinanza del sindaco Mencarini (n. 9902 del 26 agosto 2017), è vietato l’utilizzo di acqua per il consumo umano nelle zone rurali di Pantano, Farnesiana e Montericcio, oltre che per le zone Pian di Spille, Spinicci e Darsena, con prescrizione d’uso riservato all’igiene domestica ed agli impianti tecnologici. Il tutto perché, a seguito delle analisi effettuate dalla ASL lo scorso 17 agosto – e comunicate al Comune in una nota datata 23 agosto – la concentrazione di arsenico lungo la rete di Pantano è di 16 microgrammi per litro, alla Darsena 13 µg/l, a Pian di Spille e Spinicci 14 µg/l: il valore limite fissato per legge è 10 µg/l.

A quanto si apprende dalla delibera, ed in base alle spiegazioni richieste dal Comune a Talete spa, dall’anno scorso gestore del servizio idrico a Tarquinia, la motivazione che spiega valori così alti va ricercata in alcuni guasti verificatisi nella fonte di attingimento che normalmente rifornisce la rete idrica di Tarquinia, che hanno reso necessario, al momento, l’alimentazione attraverso altre fonti idriche d’emergenza.

Da qui il provvedimento cautelativo urgente a firma del sindaco fino a cessata emergenza: ma tornano a galla polemiche e perplessità. Se l’acqua che giunge ad abitazioni ed esercizi commerciali che insistono su quelle aree non è potabile, residenti ed imprenditori sono comunque chiamati a pagare per intero la tariffa per il servizio idrico?