Tarquinia, presentate stamani in Comune 2024 firme per chiedere i referendum cittadini: “Al voto entro quattro mesi”

(s.t.) “Abbiamo consegnato stamani in Comune le 2024 firme raccolte per sostenere le proposte di referendum cittadini sui temi della viabilità: si chiude il primo tempo di una partita iniziata lo scorso 25 giugno, ora ne inizia un secondo, ancora più difficile, ma per cui siamo pienamente fiduciosi”: in una conferenza stampa, i consiglieri comunali del gruppo Tarquinia 2024 Arianna Centini e Manuel Catini e il collaboratore Roberto Tomassini hanno ufficializzato l’avvio della seconda fase delle procedure per le consultazioni popolari di cui sono stati promotori, tra temi tecnici e altri più prettamente politici.

“Ringraziamo gli amici che ci hanno accompagnato per un mese in questo bel percorso di raccolta firme, – le parole in esordio di Manuel Catini – che hanno condiviso con noi una festa popolare. Ma soprattutto grazie ai sottoscrittori, che hanno manifestato vicinanza e interesse per tematiche che non hanno colore politico: le multe e le ordinanze colpiscono trasversalmente tutta la cittadinanza. Concedetemi una provocazione: se, come detto nell’ultimo consiglio comunale, sono bastate 37 firme per far chiudere la strada dell’Acquetta, cosa dovrebbe fare il Comune di fronte a 2024 cittadini che contestano scelte ritenute sbagliate?”.

“Ne abbiamo sentite di tutti i colori, in queste settimane – continua Catini – e la strada della conferenza stampa ci sembra la migliore per fare chiarezza su tanti aspetti. A partire dai tempi: statuto e regolamento alla mano, considerando tutti i passaggi e anche stando larghi con i tempi previsti dalle norme, stimiamo di poter andare al voto entro 100/120 giorni. Tra quattro mesi, insomma, i cittadini potranno esprimersi e, come da regolamento, i referendum non potranno essere svolti assieme ad altre operazioni di voto di altra natura”.

“Continuiamo con i costi. – le parole di Catini – Al di là di quanto si è detto, secondo i calcoli relativi alle ultime consultazioni referendarie, parliamo di una forbice di costo tra i 40 e i 45.000 euro. E sia chiaro: ogni cittadino che è venuto a votare era ben consapevole che sottoscrivere la richiesta di consultazione comportasse dei costi. Ma se vogliamo fare polemica politica, ci basta dire che i quattro referendum costerebbero circa un decimo del trenino turistico, o un terzo dell’ultima delibera con cui il Comune ha affidato a una società il servizio di gestione di 30.000 verbali”. “In fondo – interviene Tomassini – si tratta di poco più di 500 multe a 78 euro ciascuna: se consideriamo che all’ufficio postale ne sono, di recente, arrivate 3.000 da smistare, il referendum è ampiamente pagato!”. “E se dal Comune parlano di trasparenza – rincara la dose Arianna Centini – ci dicano quanto è costato il Divino Etrusco 2021, che ancora non lo sappiamo”.

“A ogni modo – riprende il filo del discorso Catini – se il problema è il costo, il sindaco prenda atto di questa volontà collettiva e, assieme a giunta e amministrazione, risparmi sul lavoro degli uffici e sulla tornata di voto rivedendo il provvedimento. Da oggi la responsabilità è loro: aprano un confronto con l’opposizione per rivedere le scelte, ma non ci dicano, di fronte alle firme di oltre 2.000 cittadini, che il referendum non si fa perché costa troppo. Altrimenti siamo pronti a lavorare anche di più per arrivare al quorum e siamo convinti che tanta gente si attiverà per arrivare al 50%+1”.

Una cosa che i promotori tendono a chiarire è il perché della scelta della strada dei referendum popolari. “Dopo una serie di azioni amministrative bocciate o mai prese in considerazione in consiglio comunale su ZTL, Acquetta, o quella del M5S sulla strada della Stazione, abbiamo scelto di ricorrere a questa opzione che fa capo al regolamento del 2002 stilato dall’amministrazione Conversini. Che proponeva due strade: una la seguì proprio l’amministrazione Giulivi, con un referendum promosso dal consiglio comunale stesso, addirittura nonostante il parere negativo della commissione tecnica, su temi energetici. Questo, invece, parte dal basso ed è proposto dai cittadini e crediamo fermamente che il referendum sia la massima partecipazione democratica alla vita attiva della città, se proposti su tematiche di interesse comunale come quelli di cui stiamo parlando”.

E dal consiglio, obbligatoriamente, il referendum dovrà passare, dato che dopo una prima analisi di una commissione tecnica spetterà all’organo cittadino supremo fissarne l’indizione. “Secondo la nostra interpretazione si tratterà di una mera ratifica, o almeno l’art 12 dello Statuto così lascia intendere, parlando di delibera di indizione. Ad ogni modo, sarebbe una decisione politica amministrativa molto pesante, di fronte alle firme di oltre 2.000 cittadini, con le conseguenti responsabilità per tutti i consiglieri”.

Ma dall’opposizione altre forze politiche hanno sostenuto la sottoscrizione e l’hanno firmata? “Noi abbiamo aperto il confronto a tutti e avremmo gradito ufficialmente il sostegno, ma senza riscontro. Alcuni esponenti politici di altre fazioni hanno firmato, ad esempio Angelo Centini, ma nessuno degli altri consiglieri l’ha fatto, nemmeno chi su questi temi aveva presentato delle mozioni. Per noi non è una questione di paternità o meno e vorremmo un’azione corale e trasversale: apprezziamo chi ci ha messo la faccia e siamo convinti che, in questo durissimo secondo tempo, troveremo PD, M5S o SI a sostenere l’iniziativa. Altrimenti dovranno spiegare il perché, noi a noi ma ai cittadini”.