Trasversale: “Anche la relazione tecnica della regione Lazio segnala gravi criticità al tracciato verde”

Riceviamo e pubblichiamo

E’ recente l’intervento sulla stampa dell’On.le Panunzi, presidente della Commissione Ambiente della Regione Lazio, con il quale si affrettava a comunicare il parere positivo dell’Assessorato all’Ambiente indirizzato al Ministero dell’Ambiente affinchè concluda la Valutazione di Impatto Ambientale relativa all’ultimo tratto della SS Orte – Civitavecchia che, secondo il progetto di ANAS dovrà collegare Monteromano con la autostrada Tirrenica a sud di Tarquinia. Il tutto deturpando definitivamente ed irrimediabilmente la Valle del fiume Mignone, da sempre un vanto naturalistico, paesaggistico ed archeologico e per questo inserito nella ZPS,  nella Rete Europea Natura 2000, tutelato dalla direttiva europea Habitat (conservazione degli habitat naturali di particolare pregio nel territorio europeo) e censito come SIC – Sito di Interesse Comunitario. I siti appartenenti alla Rete Natura 2000 sono infatti considerati dalla normativa europea di grande valore in quanto habitat naturali, in virtù di eccezionali esemplari di fauna e flora ospitati.

Proprio in difesa di tali peculiarità, da sempre custodite dagli abitanti di questo territorio, i cittadini di Tarquinia, i Comitati locali e le principali Associazioni ambientaliste nazionali hanno fin da subito cercato di contrastare tale possibile scempio producendo riscontrando e segnalando formalmente e puntualmente, nelle osservazioni consentite dalla normativa, un grosso numero di criticità al progetto di ANAS, che sono state peraltro in gran parte recepite dalla stessa Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente che le ha sottoposte, come problematiche da risolvere, alla stessa ANAS, la quale invece si dimostra sempre più evasiva e dilatoria nella volontà di recepirle. Oggi si aggiungono ulteriori gravi criticità sollevate dalla relazione tecnica relativa alla valutazione di incidenza della Regione Lazio.

Ma non è solo ANAS a cercare di minimizzare o sottacere gli effetti devastanti del proprio progetto, c’è anche il silenzio del comune di Tarquinia che si guarda bene dal pubblicare e commentare i documenti tecnici di analisi del progetto prodotti dalla Regione Lazio dal quale emergono molti problemi che configurano un evidente danno alla valle del Mignone.

Ma nonostante queste preoccupanti criticità la Regione Lazio non ha reso pubblico il processo di valutazione di incidenza, nè il parere tecnico appena elaborato dai tecnici valutatori della Regione Lazio a firma del responsabile della direzione regionale ambiente e sistemi naturali Vito Consoli, nè tantomeno lo ha fatto il presidente della commissione ambiente On.le Panunzi che tanto si era prodigato nel promettere al territorio trasparenza e partecipazione. E non avremmo potuto leggere questo importante documento se non grazie  alla capogruppo del M5S in Regione Lazio Silvia Blasi, che ha voluto condividerlo con il Comitato per il diritto alla Mobilità di Tarquinia.

Ebbene, quello che da Panunzi viene definito parere positivo alla proposta del tracciato di ANAS scaturisce in realtà da un documento tecnico che, ancora una volta, e non da parte dei Comitati e delle Associazioni, ma dai tecnici della Regione Lazio, evidenzia un gran numero di problemi aperti che continuano a non mostrare una soluzione da parte di ANAS e che, invece di promuovere senza problemi il progetto di ANAS ne richiede un ulteriore e più approfondita fase di analisi (Fase 2: analisi dell’incidenza del piano o del progetto sull’integrità del sito Natura 2000)

Volendone citare solo alcuni, il documento tecnico della Regione evidenzia e chiede di approfondire gli aspetti critici legati al divieto di conversione ad altri usi della superficie adibita a pascolo permanente. Ciò che viene definito dalla analisi di ANAS come potenziale impatto non trascurabile sulla flora e la vegetazione locale viene invece ritenuta in molti casi dalla analisi tecnica della Regione come “ad altissimo rischio di scomparsa”. In particolare nella costruzione dei viadotti viene rilevata “una altissima probabilità di eliminare completamente le porzioni di habitat” prospicienti.

La protezione delle acque e dell’ecosistema del fiume Mignone mediante la messa a dimora di un “boschetto” non viene condivisa dai tecnici della Regione e viene ritenuta insufficientea proteggere l’ambiente fluviale dai danni delle costruzione della superstrada. Come pure non viene compresa e condivisa  la misura di “rinaturalizzazione dell’ansa morta del Mignone” semplicemente interrompendo sul sito le pratiche agricole. Non vengono ritenute sufficienti dalla relazione della Regione le misure volte a prevenire l’inquinamento idrico del fiume Mignone, minacciato dall’impatto delle acque reflue dei cantieri che possono inquinare i terreni adiacenti e la falda acquifera.

Viene ritenuto necessario che in alcuni tratti si debba imporre di limitare la velocità dei veicoli  per evitare impatti con le specie di volatili che incrociano la superstrada. In generale viene anche criticata l’insufficiente analisi sulla frammentazione del territorio generata dall’ostacolo della carreggiata e dalla conseguente riduzione di continuità e di superficie degli ambienti naturali favorendo  l’isolamento degli ecosistemi residui. Non sono state effettuate in maniera esaustiva da ANAS le attività di ricerca e di monitoraggio di alcune speci di rettili in netto declino nel Lazio come la Testuggine di Hermann ed il Cervone con la loro esclusione dallo studio di incidenza. Per quanto riguarda l’impatto dell’opera sulla rete idrica superficiale non sono stati effettuati rilievi in tutti i corpi d’acqua presenti (fontanili, fossi) e manca un progetto dettagliato di ripristino dei fossi. In conclusione le misure di mitigazione al progetto proposte da ANAS vengono giudicate dagli stessi tecnici della Regione “non ben delineate e poco contestualizzate”.

Nelle CONCLUSIONI della Direzione Regionale Ambiente della Regione Lazio si afferma quindi come “contrariamente a quanto affermato da ANAS non possano essere escluse potenziali cirticità su specie ed habitat di interesse comunitario nei termini descritti e che quindi sia necessario procedere alla Fase 2 della procedura di valutazione di incidenza prevista dalla linee guida comunitarie (Valutazione Appropriata)” La Fase 2 della Valutazione servirà a valutare se il progetto possa avere un’incidenza negativa sull’integrità del sito Natura 2000.

Infine i tecnici della Regione Lazio danno atto che nella valutazione, poichè beneficia ancora della procedura semplificata ex “Legge Obiettivo” (ormai abrogata da diversi mesi ma a cui questo progetto ancora purtroppo è agganciato) le criticità emerse nell’istruttoria non siano in sé sufficienti ad esprimere un parere negativo ostativo all’individuazione del tracciato e che quindi sia possibile procedere alle successive fasi di analisi, progettazione e valutazione dell’opera In questo lessico un pò burocratico si può leggere dunque un grande imbarazzo dei tecnici che firmano la relazione, nel dover piegare tutte le criticità espresse, ai dettami di una Legge Obiettivo ormai superata e definita dallo stesso presidente dell’ANAC Raffaele Cantone come “legge criminogena”, che ha risentito fortemente delle inchieste della magistratura che periodicamente hanno scoperchiato tangenti, mafia, deformazione dei progetti, costi lievitati delle opere, evasione della concorrenza e scarsa trasparenza del mercato, praticamente in tutti i settori di appalti, servizi e forniture, al nord come al centro ed al sud del Paese. Inoltre la Legge Obiettivo vedeva tra le sue non celate finalità quella di eliminare i rapporti conflittuali con i territori con una pressochè nulla consultazione e partecipazione pubblica.

Evidentemente tali modalità sono invece ancora molto care ad una classe politica che è cieca alle forti richieste di partecipazione e democrazia. L’opera peraltro, non prevedendo alcuno svincolo per Tarquinia, escluderà definitivamente l’ acceso al paese sull’asse stradale e, in barba ai tanto decantati vantaggi che avrebbe dovuto portare al nostro territorio, allontanerà ancor più il flusso di turisti che si vedranno sfilare affianco la città ma che si troveranno inesorabilmente veicolati sulla autostrada Tirrenica pronti a scorrere velocemente verso altre mete… Il tutto in barba ai proclami del Sindaco Mazzola che, nella sua veste di primo cittadino, e quindi controllato e marcato a vista dai suoi cittadini ha dovuto esprimere parere sfavorevole al tracciato, mentre nella sua veste di Presidente della Provincia, con un mirabile salto mortale, ha espresso l’assenso ufficiale. Dopo di che il Sindaco Mazzola senza dare seguito ai tanti proclami gridati al vento su un dissenso al tracciato verde ha pensato bene di proporre un ulteriore tracciato di un colore alternativo di cui ben presto si sono perse le tracce come del resto il suo promotore, presto sparito dalla lotta, preferendo il più comodo silenzio stampa.

Ci domandiamo quindi se Mazzola abbia letto il parere della Regione Lazio e se affronterà, come dichiarato più volte, il ricorso al Tar Lazio, a partire dalla prossima pubblicazione della delibera della Regione Lazio e se avrà l’ardire di impugnare il parere della conferenza dei servizi, e il decreto del Ministero dell’Ambiente, unico atto realmente utile a fronte di tantissime parole finora lasciate al vento. Ai politici che accelerano su questa strada in nome di convenienze solo a loro chiare rimandiamo e rimanderemo sempre la grave responsabilità di una scelta distruttiva e non condivisa dal territorio e dai cittadini che lo vivono tutti i giorni.

Il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia