Un tarquiniese alla conquista dei rodei di mezza Europa: Aldo Di Giacinti cowboy cornetano

di Fabrizio Ercolani

Rientrato da pochi giorni da Lione e pronto a ripartire per la Camargue, Aldo Di Giacinti racconta la sua esperienza nei rodei in giro per l’Europea.

“È una filosofia di vita, è avventura, spirito di competizione con l’animale, ma anche profondo amore per esso. È simbolo delle tradizioni e dei valori del passato che sopravvivono allo scorrere del tempo mantenendo intatto fascino ed autenticità. È una passione che ho avuto fin da piccolo guardando in tv le gesta dei cowboy – racconta Aldo – Grazie ad un amico che nutre la mia stessa passione ho scoperto che c’è una scuola a Roma, precisamente a Capena, ed ho iniziato ad avvicinarmi a questo affascinante mondo”.

Uno sport difficile che richiede tanto allenamento e tanto sacrificio. “I miei allenamenti si dividono tra Roma e Voghera – prosegue – È importantissimo l’allenamento fisico ma ancor più quello mentale. Due ore di allenamento giornaliero almeno”.

Bull riding ovvero la monta del toro è questa la specialità di Aldo di Giacinti. Non ha nulla a che vedere con la corrida. Questa spettacolare gara prevede che l’animale venga precedentemente imbrigliato da una corda dotata di campana. Il cowboy, indossato un soffice guanto di pelle resinosa, con cui afferra saldamente la corda, deve resistere in groppa per 8 secondi. Il suo abbigliamento è molto importante: i chaps sopra i jeans in pelle gli garantiscono una protezione efficace contro sbucciature ed ammaccature, i suoi speroni, smussati e a stella, lo aiutano a tenere salda la posizione e completano il look del provetto bullrider.

“È una sfida tra me ed il toro. I giudici assegnano ad ogni cowboy un punteggio che va da 1 a 50 per il toro e da 50 a 100 per i cavalieri ai quali è vietato, pena la squalifica, toccare il toro con la mano libera. In Italia sono poche le gare e si svolgono principalmente al Nord. All’estero invece le competizioni sono molteplici”.

E a chi vede il rodeo come una forma di maltrattamento dell’animale risponde così: “È una visione assolutamente sbagliata. È una sfida tra uomo e toro ma sempre fatta nel rispetto del suo benessere e della sua integrità fisica. Le regole sono ferree. I tori sono selezionati per fare ciò”. Uno sport praticato anche dall’universo femminile in cui la percentuale di rischio infortunio è altissima. “Siamo sempre sul filo di un rasoio ma ne siamo pienamente consapevoli. – spiega Aldo Di Giacinti – Quando arrivi davanti al toro è giusto avere rispetto e paura dell’animale. Ha l’adrenalina a mille ma devi essere bravo a controllarla. Emozione, adrenalina e paura tre fattori che devi conoscere ma devi arginare. Prima di montare in sella devi estraniarti dal mondo esterno e concentrarti solo sull’obiettivo finale”.