Una riflessione sull’elenco delle possibili sedi del Deposito nazionale rifiuti radioattivi

Riceviamo dal geologo Massimo Di Carlo e pubblichiamo

In data 13/12/2023 il MASE (Ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica) ha pubblicato l’elenco delle aree presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI). Ossia i siti idonei allo stoccaggio di rifiuti radioattivi da molto bassa a bassa radioattività e per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi a media e medio alta radioattività che dovranno successivamente essere trasferiti in un deposito geologico “definitivo”. L’area di stoccaggio prende la denominazione di “Deposito nazionale e parco tecnologico” ed avrà un’ampiezza di circa 150ha di cui 110ha adibiti a deposito vero e proprio e 40ha a parco tecnologico che nelle intenzioni degli ideatori dovrebbe rappresentare un volano tecnologico per l’innovazione e l’industria, nonché un attrattore di personale altamente qualificato.

La società incaricata dell’individuazione delle aree potenzialmente idonee, la Sogin ha indicato a livello nazionale 51 siti idonei allo stoccaggio concentrati in 6 regioni e più specificatamente; Basilicata, Sicilia, Lazio, Puglia, Sardegna e Piemonte. Il fatto che solo in 6 regioni siano stati individuate aree idonee allo stoccaggio sembra già un’anomalia ma la cosa che salta all’occhio in maniera quasi grottesca è che dei 51 siti 21 siano nella regione Lazio e più specificatamente tutti nella provincia di Viterbo!

I criteri con i quali sono state individuate queste aree sono nella “Guida tecnica n°29” redatta dall’Ispra in conformità delle direttive IAEA (International Atomic Energy Agency).

Dall’analisi critica delle relazioni presentate dalla Sogin per alcune aree del viterbese risulta subito evidente che le relazioni siano carenti su molteplici piani sia di natura ambientale che sociale e basate tra l’altro anche su dati cartografici a dir poco vetusti e non più corrispondenti alla realtà ambientale e sociale del territorio. Numerosi tecnici si stanno già muovendo per presentare una serie di osservazioni, vedremo gli sviluppi. Resta il fatto che oltre il 40% dei siti siano nella provincia di Viterbo rende la cosa poco credibile da un punto di vista tecnico, tra l’altro una provincia con caratteristiche ambientali e geologiche non estremamente favorevoli allo stoccaggio a causa di una complessa storia geologica-geomorfologica.

Per chi voglia approfondire sul sito https://depositonazionale.it vi sono le relazioni tecniche per ogni
singolo sito. Ad maiora!