Valle del Mignone: “Una politica responsabile non distrugge l’ambiente e il paesaggio”

Riceviamo e pubblichiamo

Dopo la pubblicazione del parere negativo abbiamo visto una politica che litiga, che minaccia, che spera in una risoluzione da parte del MIT. Manca pero la politica che doverosamente dovrebbe ringraziare alla commissione tecnica del ministero dell’ambiente per aver fatto BENE il proprio lavoro, per aver sottolineato le criticità. Manca la politica che decida di non spendere i soldi pubblici cominciando un lavoro che non verrà mai portato a buon fine, come tanti altri progetti in giro per il paese.

Pochi mesi fa, il consigliere Sabatini scriveva nella stampa “le risorse rappresentano il certificato di fattibilità di una infrastruttura attesa da decenni”. Certo, perché in tutto ciò si è sempre parlato solo di soldi. Dei NOSTRI soldi, soldi pubblici. Oggi, dopo tutte le criticità sollevate, e dopo il parere negativo della commissione tecnica del ministero dell’ambiente, lo stesso Sabatini, attaccando il sindaco Mazzola, sente il bisogno di darci consigli utili “Vale la pena ricordare che quello del ministero dell’Ambiente è solo uno dei pareri richiesti e che l’iter del progetto sulla trasversale non è affatto concluso”

Nei decenni di attesa di cui parla il consigliere Sabatini sono stati spesi milioni, con cui ANAS e la Regione Lazio hanno partorito progetti e studi di fattibilità di tutti colori. Tutti parlano di “un’opera fondamentale”, “la chiave dello sviluppo del territorio” e “infrastruttura strategica per tutto il paese”. Hanno soltanto omesso di dire che il tracciato prescelto, ai sensi del PTPR della stessa Regione Lazio, ricade nelle zone normate dal capo III, art. 35 (protezione dei corsi delle acque pubbliche); è classificato nell’ambito dei sistemi di paesaggio naturale come “Paesaggio Naturale” e “Paesaggio Naturale Agrario”, oltre che ZPS E SIC… E pensare che, aprendo la pagina web della Regione Lazio, Territorio e Urbanistica, ti colpisce subito il titolo: La Regione Lazio tutela il paesaggio.

Per poi leggere: “Il PTPR (Piano Territoriale Paesaggistico Regionale) intende per paesaggio le parti del territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni nelle quali la tutela e valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili come indicato nell’art. 131 del Codice dei beni culturali e del paesaggio DLgv. 42/2004”. La realizzazione di un opera a discapito delle aziende agricole ed alle persone che lavorano e vivono solo grazie a quei terreni, è una scelta che le amministrazioni dovranno spiegare, oppure dobbiamo forse ritenere che gli agricoltori appartengono ad una categoria che conta di meno degli altri?

Con la nuova legge sul consumo del suolo e la tutela delle aree agricole, viene riconosciuto a tutti gli effetti il suolo come un bene comune ed una risorsa non rinnovabile, i terreni agricoli come luoghi atti alla produzione di cibo. Ma anche e soprattutto tutelati dalla Costituzione Italiana, che all’art. 9 recita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. La bellezza del territorio è la nostra maggiore scommessa per lo stimolo “economico”, distruggerla equivale a sperperare un patrimonio che abbiamo conservato per le generazioni future. Vale proprio la pena?

Una politica responsabile non distrugge l’ambiente e il paesaggio, ma è capace di fermarsi davanti ad un probabile errore e trovare soluzioni utili per tutti, compresa la natura. Valutare alternative che rispettino i principi di conservazione è un dovere, non una scelta. Forse no. Oggi, più che mai, le associazioni ambientaliste e i comitati locali sono pronti a denunciare questo scempio alla Commissione Europea ed aprire una procedura di infrazione delle leggi comunitarie a cui Italia ha aderito ma che non intende rispettare.

Comitato per la difesa della Valle del Mignone