Tarquinia, i dischetti bianchi di Spinicci diventano un caso nazionale: e lextra.news finisce su Mediaset

Continua il mistero dei dischetti di plastica di cui, nei giorni scorsi, avevamo parlato perché ritrovati in gran numero sulla spiaggia di Spinicci, a Tarquinia. Ed anzi si estende, dato che simili segnalazioni sono giunte da tante coste del Tirreno, dalla Feniglia a Napoli, passando – oltre che, appunto, per Tarquinia – per Anzio e Capri.

A raccoglierle pensa Clean Sea Life, progetto cofinanziato dall’Unione europea mirato ad accrescere l’attenzione del pubblico sulla quantità di rifiuti in mare e sulle spiagge, mentre la vicenda è giunta praticamente sulle maggiori testate nazionali: proprio un servizio di Studio Aperto delle 12 e 25 di oggi, 18 marzo, ha utilizzato alcune delle immagini diffuse da lextra.news nei giorni scorsi.

Ancora nessuna informazione certa sulla provenienza degli oggetti – dischetti di plastica rotondi, forati, con un diametro di quattro centimetri e mezzo ed uno spessore di due millimetri – né sulla loro natura, ma sono tante le ipotesi avanzate in questi giorni dai media: difficile possano essere capsule del caffè – anche se in molti vi hanno, di primo impatto, pensato – potrebbe invece trattarsi di dischetti impiegati nei sistemi di depurazione delle acque.

Legambiente va oltre, e lancia l’ipotesi che si tratti di un carico di un container finito in mare accidentalmente o dolosamente per liberarsi di merce scaduta. Per provare a sciogliere il mistero, si sono attivati gli ocenografi del Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile della Regione Toscana), il Cnr e la Fondazione per il clima e la sostenibilità. La Regione Lazio ha mobilitato l’Arpa ed il caso è stato segnalato ai carabinieri e alle capitanerie di porto e al reparto ambientale della Guardia costiera.

Nel frattempo, si scopre un precedente: nel marzo del 2011 dischetti del tutto simili invasero le coste del Massachusetts e del New Hampshire.