Italian Style


di Anna Alfieri

Da ragazza ero molto felice. Non solo perché ero giovane e avevo un carattere naturalmente spensierato, ma anche perché mi sentivo parte viva di un’Italia fresca e vivissima che – a torto o a ragione – veniva universalmente percepita come bella, solare, ricca di arte e di cultura e vibrante di dolce vita. Soprattutto elegante e raffinata.

Erano, quelli, i tempi in cui – secondo il Times – il volto italiano più conosciuto nel mondo era quello di Marcello Mastroianni. Uomo incantevole e complesso, semplice e sofisticato, distaccato ma anche ironico, cordiale e talvolta perfino un po’ malinconico. Quanto bastava per essere un conclamato latin lover di rara classe pregiata e di gusti selettivi ed assai distillati: Faye Dunaway e Catherine Deneuve, oui, je suis Catherine Deneuve.

Insomma, per me era bellissimo. Bellissimo. Bellissimo come solo un italiano delicato e non necessariamente provvisto di mandolino poteva inconfondibilmente essere. Ma, quello che a mio modo di vedere, dava vera sostanza alla sua bellezza consisteva nel fatto che lui non era un italiano cialtrone. Era bravo. Sicuramente, infallibilmente bravo e affidabile fino all’ultimo dei suoi film (di professione faceva l’attore cinematografico) e fino all’ultimo dei suoi giorni.

Ora invece non mi sento affatto contenta. Non tanto perché non sono più la spensierata ragazza di allora, ma perché oggi il volto italiano più noto nel mondo appartiene, ancor più che a Silvio Berlusconi ormai spodestato, a Francesco Schettino. Il quale, nelle immagini che ahimè hanno fatto mille volte il giro del nostro pianeta, esibisce senza pudore un taglio approssimativo di capelli imbrillantinati che sfiorano il colletto bianco della sua giacca di gala. Giacca ben attillata su un corpo di marinaio stranamente appesantito.

Ha gli occhi furbastri, faccia larga, belloccia e piaciona, sorriso vacuo di italiano in crociera, ma ciò che più mi imbarazza è la cravatta da sera a forma di farfallone carnivoro, che grida vendetta al cospetto di Dio e di Armani. Il tutto ormai per sempre collegato, nell’immaginario collettivo universale, all’immagine di una nave bella e bianca, lasciata affondare insieme ai suoi passeggeri per gioco tra scoglietti gentili e spumosi in un tratto di mare tranquillo che non avrebbe voluto essere mai disturbato.

Chissà, chissà con quale grazia garbata, con quale intelligente gusto delle proporzioni umane e sartoriali, il nostro Marcello a suo tempo annodava le sue giuste cravatte da sera guardandosi allo specchio senza prendersi troppo sul serio. A lui, a Marcello, non servivano cravatte vistose o farfalline sfacciate, perché lui, Marcello, aveva gusto, stile e ironia. L’inimitabile Italian Style, lieve e perfetto che, a quanto pare, ormai non c’è più.