Lettere al Direttore: “Mentire per non vergognarsi”

Riceviamo e pubblichiamo

giostrazoomDiverse e contingenti cause mi hanno indotto a sospendere da tempo la mia collaborazione con “L’extra”. Tra queste – per lo più all’ordine di impegni privati e personali – una è, invece, correlata alla marcata percezione dell’inutilità di commentare o proporre opinioni riguardanti le anomalie di certe vicende cittadine.

Lo sconforto, a mio avviso, è ormai un fatto che va assunto come un tratto distintivo per chi, sensibilmente, osserva le abominevoli e aberranti consuetudini dell’indifferenza civica e la conseguente deriva etica di coloro i quali sarebbero chiamati a limitare e arginare tali fenomeni. Tuttavia, nonostante ciò, in deroga al volontario silenzio e sollecitato da quanto considero un ignobile segno di questi tempi, mi ritrovo a scrivere di nuovo d’amarezza e porcate.

La mia abitazione si trova al civico n°4 di via San Giacomo. Questa confina su due lati con Campo Cialdi uno dei quali è costituito da un muro abbastanza basso da permettere la vista su una discreta porzione del suddetto campo oltre che sul panorama verso il mare. Va, perciò, da sé che, durante i preparativi per l’organizzazione della “Giostra delle Contrade”, abbia potuto assistere al gran lavorio per allestire lo spazio di gara dove si sarebbero cimentati i cavalieri “contradaioli”. Giorni e giorni di alacre lavoro per rassettare al meglio il “prato”, segnare la pista, renderla “a norma” (secondo le disposizioni di sicurezza dell’“U.N.I.R.E.”) e via via a sistemare tutto quel che c’era da sistemare. La manifestazione si è poi svolta, secondo programma, tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno coinvolgendo, tra l’altro, piazze e vie della città con eventi collaterali.

Bene, siamo dunque giunti alla seconda metà del mese di luglio e, dopo i fasti gaudiosi del “successo” dell’evento e delle ridondanti auto-celebrazioni degli organizzatori e proponenti, un torrido silenzio diurno, rotto solo dal friniresacchimonnezza02 delle cicale, è calato su Campo Cialdi. A romperlo di nuovo, pochi giorni fa, di mattina, mentre stavo uscendo di casa verso le 9,30-10,00, la voce di un giovane uomo, accompagnato da altre tre persone, due donne e un altro uomo, che mi chiamava discretamente al di là della rete che separa e limita Campo Cialdi da via San Giacomo chiedendomi se era possibile visitare la chiesa di San Salvatore. Al giovane, bardato da attrezzatura fotografica piuttosto imponente, ho fornito i dettagli sugli orari d’apertura delle chiese di San Giacomo e San Salvatore.

Mentre parlavo con questi, gli altri continuavano a fotografare il panorama (suppongo, immagino…) in direzione del mare; mentre stavo per salutarlo, serenamente convinto di aver soddisfatto la sua curiosità, mi ha chiesto, indicando Campo Cialdi: – Questo cos’è? Un parco? È bellissima la vista da qui ma abbiamo notato che il posto è un po’ trascurato, ci sono anche dei sacchi dell’immondizia…-.
Alla tarquiniese maniera avrei voluto rispondergli – E che non lo so’? È più d’un mese e mezzo che hanno lasciato sta’ monnezza! – ma, dopo aver immaginato e valutato in un millesimo di secondo tutte le implicazioni di una simile risposta gli ho detto: – Sì, la scorsa settimana qui si è svolto un evento e, pian piano, stanno risistemando. Arrivederci-.

Sì, ho mentito spudoratamente, però – attenzione – non per salvare la faccia a chi se la mantiene al pari del sedere e nemmeno per il “buon nome” della città: ho mentito per la vergogna di poter essere associato, per cittadinanza, ai tromboni locali “politici” e sostenitori; quelli dagli applausi facili, le colonne portanti della demagogia cittadina e del populismo; quelli delle “sanzioni a chi imbratta e sporca”; quelli del “miglioriamo la città” e, ancora, quelli dell’ “Obbiettivo riprendere per mantenere definitivamente la Giostra delle Contrade, nel solco delle rievocazioni storiche e nell’ambito della più ampia valorizzazione del centro storico.”.

Già, “valorizzazione del centro storico”. Non so se la mia bugia abbia attenuato o meno la negativa impressione di quel gruppetto di visitatori, ma da quel giorno mi ha martellato le tempie il dilemma se tacere sull’ennesimo sfregio e sulla pochezza dei responsabili o condividere la vergogna con chi è ancora capace di provarla. Così ho deciso per la seconda opzione con la speranza che, più delle mie parole e del mio sdegno, sarà l’ampio corredo fotografico a rendere chiaro chi ha la responsabilità di cotanta, deleteria sciatteria.

Marco Vallesi

Ps: La foto dell’”immondizia” e il video riprendono lo stato di Campo Cialdi la mattina del giorno 18 Luglio 2015. Le altre sono immagini d’archivio tratte dalla stampa locale e da Facebook.