Sciopero degli scrutini contro il DDL “La buona scuola”: parlano i docenti

Riceviamo e pubblichiamo

f688d77c50274653a2181aefc816954cAnche all’I.I.S.S. Cardarelli di Tarquinia i docenti hanno bloccato per due giorni gli scrutini (tranne quelli delle classi finali) come segno di protesta nei confronti del DDL “La Buona Scuola” di Renzi-Giannini, aderendo allo sciopero indetto da tutte le sigle sindacali e condiviso da moltissime scuole in Italia. In effetti nei due giorni in cui è stato proclamato lo sciopero è stato bloccato il 100% degli scrutini in calendario.

Si è trattato di una protesta che non ha penalizzato gli studenti e le famiglie, poiché ha comportato solo un lieve ritardo nella comunicazione dei risultati degli scrutini. Pur trattandosi di un ulteriore sacrificio per i professori, in quanto sono stati convocati due volte per le stesse classi, tuttavia l’iniziativa si è posta l’obbiettivo di manifestare la propria netta contrarietà al DDL “La Buona Scuola” di Renzi-Giannini, dopo lo sciopero generale del 5 maggio, lo sciopero relativo alla correzione delle prove INVALSI e le altre forme di protesta (Flash Mob e fiaccolate) realizzate in molte piazze d’Italia.

Vogliamo ricordare i punti principali del nostro dissenso nei confronti del decreto del Governo:

  1. Il potenziamento del ruolo del Dirigente Scolastico che in modo arbitrario e senza criteri chiari potrà assumere direttamente i docenti e allontanare quelli che non sono in linea con le sue idee. La figura disegnata dalla riforma non è compatibile con l’articolo 33 della Costituzione che stabilisce la libertà d’insegnamento, per tutti, non solo per quelli già in ruolo. Inoltre un dirigente potrebbe finire sotto il controllo o la minaccia di un soggetto malavitoso, oppure sotto l’influenza di un potere politico, economico o religioso che, se esercitato oltre le forme della democrazia, diventerebbe ricatto. E siccome l’Italia non è tutta uguale, a monte vanno garantite le misure di salvaguardia sull’uguaglianza.
  1. Il bonus ai docenti meritevoli – ammesso che si tratti di una buona idea per dei docenti che hanno uno degli stipendi più bassi d’Europa e un contratto fermo al 2009 – è auspicabile solo se a decidere la sua assegnazione sarà un organismo collegiale, competente e possibilmente esterno, in grado di definire i criteri e gli ambiti di riconoscimento del merito stesso, senza concentrare tali scelte nelle mani del dirigente scolastico. La debolezza della Buona Scuola è la discrezionalità eccessiva che va eliminata a vantaggio della trasparenza e della oggettività nelle scelte.
  1. In tema di contrattazione viene assegnata una delega in bianco al Governo, anche sulla definizione dell’orario di lavoro. Non è giusto né utile svuotare i sindacati delle loro competenze. Se si parla di una riforma, occorre che i protagonisti ne siano convinti e ne siano protagonisti davvero. La scuola non si cambia contro gli insegnanti o senza la loro azione convinta.
  1. Le donazioni dei privati ovvero gli school bonus possono certamente costituire un’opportunità per arricchire l’offerta formativa, ma così come si configurano nel decreto, le donazioni andranno ad accentuare il divario tra le scuole che insistono su territori ricchi e quelle collocate in zone marginali e a rischio. E’ necessario che ci sia un meccanismo di perequazione, che distribuisca in parte alle scuole beneficiarie, in parte ad un fondo ministeriale per gli istituti più bisognosi di supporto nella lotta alla dispersione e nel rinforzo delle competenze degli allievi.
  1. Al di là delle dichiarazioni di propaganda si continuano a togliere risorse alla scuola pubblica. Il Fondo d’Istituto per il funzionamento della scuola e il finanziamento delle numerose attività è stato ormai decurtato del 70%, con l’inevitabile conseguenza che per mantenere il livello dell’offerta formativa i docenti lavorano spesso gratuitamente.

In conclusione la Buona Scuola di Renzi non si può fare contro i docenti, ma con i docenti. Noi proviamo a farla tutti i giorni.

I docenti dell’I.I.S.S. “V.Cardarelli” di Tarquinia che sono contrari alla “Buona Scuola” del Governo