E se al centro di tutto ci fosse il “grande centro”?

(s.t.) C’è chi l’ha detto da sempre, che il centro – quello politico – in Italia non muore mai. C’è chi, il grande centro, prova ricostruirlo da anni. E chi, infine, un paio di settimane fa esultava di fronte al miracolo di un ex DC di nuovo nel ruolo più rappresentativo della Nazione. Perché alla fine a spostare l’ago della bilancia della vittoria elettorale, o delle maggioranze, è spesso proprio quell’insieme di forze cosiddette moderate a cui – da quando la DC s’è frazionata – è anche difficile dare bene una definizione. E questo fa sì che nessun tentativo di bipolarismo ne sancirà mai del tutto la fine.

Ad ogni modo, a Tarquinia, i moderati (anzi, in questo caso Moderati va con la maiuscola, perché sono quelli del Polo) sono tornati sulla cresta dell’onda, dopo che la mano – contraria – alzata da Renato Bacciardi (e con lui quella di Maurizio Tufarini) hanno fatto saltare il nuovo statuto dell’Università Agraria e messo in crisi la maggioranza Antonelli. Perché, per quanto le forze di destra all’opposizione possano esultare – a tal proposito, l’analisi che fanno sul comunicato diramato nei giorni scorsi appare annacquata e del tutto vuota di strategia politica (non a caso, forse, qualche “pezzo” di minoranza ha evitato di sottoscriverlo) – a sparigliare davvero il campo è stato il vicesindaco, in quello che secondo alcuni è stato il primo segnale da leader di un rinnovato centrodestra. Secondo alcuni con accordi addirittura già presi: accordi che, però, Bacciardi stesso smentisce.

Perché, secondo altri, la strategia del Polo dei Moderati in vista sia delle prossime elezioni all’Università Agraria che di quelle, più lontane, per il Comune, non vedrebbe un’alleanza sul fronte opposto a quella attuale, ma la costruzione di una forza di centro che – soprattutto se, con lo statuto vigente, si avrà il doppio turno – possa dare filo da torcere anche in senso numerico tanto a sinistra quanto a destra (se non, addirittura, rientrare tra le prime due forze cittadine) per sedersi con credenziali ben maggiori al tavolo delle trattative e degli accordi, soprattutto in vista delle amministrative.

Non è un segreto, infatti, che Bacciardi stia incontrando, da mesi, i rappresentanti di quelle aree politiche appunto gravitanti attorno al centro – così come, a onor del vero, spesso dialoga con il PD, con il quale governa la città da alleato ormai da quasi cinque anni – secondo un disegno, questa l’opinione di alcuni, che mira a raccogliere una forza elettorale molto competitiva, sulla scia di quell’”Idea e sviluppo” già protagonista 6aed8df2d150e9e75d8cc891824918d8della politica cittadina. Anche se non recentissima, una foto circolata in questi giorni negli ambienti politici cittadini mostra il vicesindaco serenamente al tavolo con una serie di personalità – da Giovanni Guarisco a Giancarlo Giulivi, da Enrico Piroli a Nanni Serafini – che appaiono possibili partner di una nuova coalizione di certo in grado di dire la propria in termini di esperienza politico-amministrativa e bacino elettorale. Anche perché, come più volte circolato sulla stampa locale e come alcune vicende giornalistiche delle ultime settimane paiono confermare, da tali discorsi potrebbe non essere distante un ulteriore nome, quello di Pietro Mencarini.

E come si andrebbe a inserire una simile struttura nello scenario politico tarquiniese? Se a prima vista tutto pare propendere per uno sbilanciamento a destra, altri non negano la possibilità di mire alla “conquista” del centrosinistra. Anche perché con gli attuali governo e Regione tutte a marca PD, amministrare dal centrodestra sarebbe quantomeno scomodo. Chiaro che, in tal senso, resta da capire come le attuali maggioranze al Pd ed all’Agraria (ammesso che, in questo secondo caso, la si possa ancora chiamare tale) reagiranno agli eventi degli ultimi giorni: un primo incontro interlocutorio lascia intendere che non ci sarà la mano pesante contro Bacciardi&co, ma tutto è stato riaggiornato alla settimana prossima. I risultati di tale chiarimento muoveranno altri pezzi sullo scacchiere: già da lì partiranno le prime reazioni, ma – come si capisce da queste poche righe – le possibili opzioni diventano quasi impossibile da calcolare e considerare.