#Tarquinia2019: il PD rinuncia al simbolo: “Disposti a togliere le bandiere per creare un campo comune del centrosinistra”

(s.t.) “Ci rivolgiamo alle altre forze moderate di centro sinistra, con cui abbiamo già avviato dei contatti: siamo disposti a rinunciare al simbolo ed alle bandiere per creare un nuovo campo comune del centrosinistra, ma servono concretezza e tempi certi”: la notizia che esce dalla conferenza stampa di oggi pomeriggio del PD è che il partito si presenterà agli elettori senza simbolo alle prossime comunali, se questo servirà a costruire un percorso di alleanze. Ma, anche se il nome non viene fatto, sarà da quella sezione che verrà fuori il candidato perchè “quella del PD è comunque una leadership definita: abbiamo un chiaro assetto nel nostro gruppo, pensiamo di avere organizzazione, competenza e capacità necessarie, e sui nomi non accetteremo condizioni o pregiudiziali da nessuno”.

Ad accogliere la stampa sono i tre coordinatori attuali della sezione locale, Maria Laura Santi, Leonardo Paciotta e Giuseppe Piferi, che impostano la chiacchierata su alcuni temi di base: la già citata disponibilità alla “parete bianca, senza simboli, per permettere di costruire da qui un programma condiviso, di cui siamo disponibili ad essere coordinatori, per contrastare il populismo imperante” ed un’autocritica guardando al passato. “Guardiamo sì al futuro – le parole di Paciotta – ma consapevoli degli errori del passato: saremo meno arroganti e presuntuosi”

“Basta col partito dell'”uomo solo al comando – riprende Laura Santi – ora dobbiamo vederci come un gruppo, come una squadra. Abbiamo impiegato risorse per compattarci attorno ad un’idea di unità e superare le divisioni interne: ora siamo pronti per un nuovo cammino”. Che potrebbe riguardare areasx, ad esempio, ma non Gianni Moscherini: “Pensiamo a forze di centrosinistra – ribadisce Paciotta – parlare con Moscherini o con Fratelli d’Italia significherebbe uscire dai paletti delle idee in cui crediamo, e anche mancare di rispetto ai nostri elettori”

A chi chiede se questa rinuncia al simbolo non sia un segnale di debolezza, la Santi replica che “la scelta è frutto di un’analisi interna, anche dolorosa: ma non vuole significare debolezza, solo il desiderio di non essere un’élite che determina steccati, ma un progetto aperto alla città. Non ci sentiamo gregari, ma abbiamo l’organizzazione per fungere da supporto ed impulso ad una pagina nuova”.

“Certo – continua Piferi – nel corso dei nostri dieci anni di amministrazione dobbiamo riconoscere una chiusura ed un’isolamento, soprattutto nel finale, che, anche alla luce dei risultati, sono stati un innegabile errore”. Così come la mancata presentazione della lista per le elezioni dell’Università Agraria, “un fatto grave, dovuto a animosità e litigiosità – confessa Laura Santi – per il quale ci scusiamo con i cittadini”.

Infine, un passaggio sulle dichiarazioni di Mazzola. “Abbiamo molto rispetto per la persona Mauro Mazzola – aveva esordito Laura Santi – forse di più quanto lui ne abbia di se stesso, tanto da avergli affidato trent’anni di politica di questo paese. Per lui è stato un onore rappresentare questo partito nelle tante posizioni di amministrazione che ha ricoperto, ma ieri questa storia lui l’ha liquidata in poche righe, strumentalizzando la figura più importante della nostra storia recente, un sindaco con la esse maiuscola come Maurizio Sandro Conversini”.

Ma la critica a Mazzola nei giorni scorsi e l’appello al rinnovamento non rischiano di inficiare la posizione di chi ha amministrato con lui ed è ancora nel partito, compresi possibili candidati. “Prendere atto degli errori non significa per forza essere fortemente critici, anzi. – risponde Paciotta – Facciamo autocritica, ma senza rinnegare il passato. E quando parliamo di rinnovamento, intendiamo nel metodo e nel sistema, non per forza negli uomini”: