Vetralla, olivicoltura in affanno: l’allarme di Coldiretti

Riceviamo e pubblichiamo

“Per terra, una distesa di olive. Cadono perché stremate dal caldo. Le altre sono più nocciolo che polpa. La verità è che, tranne qualche sporadica precipitazione, non piove da ottobre. Pensate che le palline di concime non si sono sciolte, sono lì a terra, integre, ai piedi del tronco. E si sa che il troppo caldo, come il grande freddo, non fa bene alle piante”. Luca Ingegneri, giovane presidente della sezione Coldiretti di Vetralla, è preoccupato.

“Chi può fa irrigazione di soccorso. Noi già da una ventina di giorni stiamo bagnando, però non tutti hanno i pozzi e nemmeno impianti irrigui. Come se non bastasse – aggiunge – sembra che le falde si stiano abbassando”. Paure e timori serpeggiano e si rincorrono tra gli olivicoltori di Vetralla, culla della Dop Tuscia, terra di uno dei più pregiati oli extravergine di oliva italiani. Dopo le gelate della scorsa primavera, la siccità e le temperature elevate, più alte rispetto allamedia stagionale, rischiano di assestare il colpo di grazia ad un settore già provato dalle ultime, difficili annate. Le olive sulle piante sono sofferenti e il loro colorito scuro non lascia presagire nulla di buono.

“Temo anche per le qualità organolettiche e il gusto dell’olio, che di questo passo potrebbe presentarsi troppo legnoso e non trovare il gradimento del mercato, come già successo nel 2012 quando dall’estero – ricorda Ingegneri – mi rispedirono indietro una partita di olio che non aveva il solito sapore”. Una stima realistica dei danni e delle perdite la si avrà soltanto al momento del raccolto. “Il periodo è drammatico e le prospettive – aggiunge Alberto Frau, direttore della Coldiretti di Viterbo – non sono incoraggianti. Siamo lontani anni luce dalle stagioni migliori. Le prime, realistiche previsioni indicano una possibile perdita fino al 50% della produzione. Faremo meno olio e così anche quest’anno dovremo subire l’ennesima invasione di prodotto estero sul mercato destinato al fabbisogno interno. Tra imprevisti aggravi di spesa per i costi di irrigazione e mancati redditi per il crollo dei volumi produttivi – conclude Frau – la nostra olivicoltura va incontro alla terza, consecutiva pesante debacle economica”.