90 artisti per una bandiere: Marco Ferri, “tarquiniese piccolo piccolo”, espone a Reggio Emilia

di Stefano Tienforti

Un grande progetto d’arte,una straordinaria operazione di solidarietà: novanta artisti, la bandiera italiana e la sua storia sono protagonisti, dal 17 marzo al 25 aprile 2013, di un grande evento ai Chiostri di San Domenico di Reggio Emilia: “Novanta artisti per una bandiera”. E tra essi, tra il meglio dell’arte contemporanea italiana  (e non solo), c’è anche un’artista di Tarquinia – “un tarquiniese piccolo piccolo”, come si definisce lui stesso – che sta mettendo la testa fuori dalle mura cittadine ottenendo critiche e riscontri molto positivi: Marco Ferri.

“Nei mesi scorsi ho iniziato a collaborare con una galleria – racconta Marco – ed ho esposto a Reggio Emilia, conoscendo varie persone, tra cui Sandro Parmiggiani,  che ha curato quest’evento. Quando mi ha contattato per chiedermi di partecipare, non immaginavo nemmeno quanto enorme fosse il prestigio della mostra: poi, giunto all’inaugurazione, sono rimasto quasi shokkato”.

Da Concetto Pozzati a Ugo Nespolo, da Claudio Olivieri a Tullio Pericoli e molti altri nomi ancora hanno condiviso, in questi mesi, un progetto che nasce a Reggio con la celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, quando in città – patria natale del tricolore – vennero esposte le bandiere legate al sorgere dell’idea dell’Unità d’Italia: dal tricolore adottato il 7 gennaio 1797  a quelle dell’età giacobina e napoleonica, dalle bandiere dei moti e delle insurrezioni popolari durante il Risorgimento a quelle degli stati preunitari, dell’Unità e del Regno d’Italia, sino alle varie versioni di bandiera adottate della Repubblica. Ed i novanta artisti protagonisti sono stati chiamati a farsi ispirare ciascuno da una bandiera, producendo opere con le modalità realizzative più disparate.

“Per me è stata una piacevole sorpresa poter realizzare la bandiera del Regno d’Etruria – spiega Marco Ferri – che davvero non avevo idea esistesse, e come me, credo, molti altri cittadini della Tuscia: è un modo per dare un contributo in più al territorio, che va dimenticando pian piano la propria storia e la propria cultura”.

Come detto, all’aspetto artistico dell’iniziativa – promossa dall’Associazione “CuraRE Onlus” – si lega un obiettivo dagli alti valori umanitari: costruire a Reggio Emilia un Ospedale della Donna e del Bambino.

“Per questo – chiarisce Marco – dopo Reggio la mostra si sposterà in altre città italiane e, al termine, le opere saranno vendute all’asta per destinare il ricavato alla costruzione dell’ospedale”.

Una vetrina importante e di grande diffusione per Marco, che da anni sta lavorando sodo per aprirsi un proprio spazio nel panorama italiano dell’arte contemporanea. Un lavoro fatto di attività creativa, sperimentazione, determinazione e coraggio, che gli sta permettendo d’allacciare contatti importanti e sondare nuove strade. “In autunno dovrei esporre in una galleria romana – spiega Marco – e continuano contatti con altre realtà del Nord Italia: spero vadano in porto. Quest’esperienza è un’opportunità ed un’iniezione d’entusiasmo: segno che il lavoro funziona, che si fa bene a prendere atto che c’è altro oltre le mura di Tarquinia”.