Brevi appenidici olimpioniche tarquiniesi: “Trattiamo i politici con la stessa moneta di Schwazer!”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera-riflessione di un lettore sulla vicenda che ha visto coinvolto, durante i Giochi Olimpici, il marciatore Alex Schwazer.

La riflessione parte da ciò che sta accadendo in questi giorni sulla vicenda dell’atleta Alex Schwazer: tutti quanti, sportivi, allenatori, alte cariche del CONI e di tutte le varie federazioni sportive, giornali e giornalisti, tutti pronti a mettere sotto accusa, con un’amplificazione da vera “gogna mediatica” un atleta che si è fatto una semplice endovena per andare più forte, per allenarsi meglio, per raggiungere un obiettivo.

Tutto giusto, come giusta sarà la squalifica, la radiazione dall’Arma dei Carabinieri, giusto lo sdegno di tutti soprattutto nel periodo delle Olimpiadi che ci danno sempre delle bellissime sensazioni di pulizia, etica e morale.

Sono un uomo di sport, sono un allenatore di pallavolo, dico sempre ai miei ragazzi/e che quello che fanno ha qualcosa di speciale perché prendono un impegno, si sacrificano, portano avanti un campionato, una gara, senza che poi nessuno li paghi, ma per il semplice piacere di praticare uno sport, di provare sensazioni belle (quando si vince) o brutte (quando si perde), di cercare di migliorarsi di allenamento in allenamento. Sembra tutto scontato, ma oggi è sempre più difficile trovare giovani che amino passare tempo in un palazzetto, su un campo da calcio, su una pista di atletica, oggi ci sono tanti diversivi e spesso è preferibile scegliere ciò che comporta meno fatica, meno impegno.

La riflessione però è un’altra, è quella che ci ha portato a credere che è meglio essere furbi che intelligenti, che è meglio barare, che qualsiasi mezzo per raggiungere un obiettivo è lecito, sia che si tratti di pagare una tangente, sia di utilizzare il proprio corpo, sia di avere la spintarella per ottenere un lavoro, sia farsi di EPO per vincere una gara.  Sono gli insegnamenti portati avanti da  una certa cultura e politica che da trent’anni la fanno da padrona  in Italia (dalla “Milano da bere al Bunga Bunga tanto per intenderci!). Il messaggio passato in questi anni è che “il fine, comunque, giustifica i mezzi”, che con la mediocrità e gli appoggi giusti si può raggiungere il successo, la visibilità, il facile guadagno.

Ribadisco che è giusto ciò che sta capitando a Schwazer, ma vorrei che con la stessa moneta e lo stesso sdegno fossero trattati tutti i nostri politici, dirigenti di azienda ed affini che quando colti in fragrante ad intascare una mazzetta, quando sorpresi ad avere “una casa pagata a loro insaputa”, quando trovati a rubare i soldi pubblici, fossero radiati dalla Camera e dal Senato, fossero interdetti da ogni attività pubblica, gli fosse preclusa la possibilità di amministrare qualsiasi grande azienda, fossero messi sotto “gogna” come sta succedendo a questo ragazzo.

Allora sì che avrebbe molto più senso il clamore intorno a Schwazer.

Saluti

Massimo Pastore