Bruno Blasi, in memoriam

di Tiziano Torresi

In un’umida mattina di giugno Tarquinia si è svegliata un po’ diversa e un po’ più sola. Perché con la scomparsa di Bruno Blasi la città perde una parte di sé, del suo recente passato così a lungo incarnato, raccontato, vissuto da colui che, da tutti, era conosciuto come il Maestro. Maestro per generazioni di alunni che alla sua scuola hanno imparato a leggere e scrivere, e tuttavia Maestro anche per tutti gli altri tarquiniesi che, nelle sue pagine e nei suoi ricordi, hanno imparato a leggere la loro Città e, quindi, qualcosa di loro stessi.

Una memoria limpida, un eloquio lento ma inappuntabile, una quotidiana consuetudine nella preghiera gli hanno fatto compagnia sino alle ultime ore, sino all’incontro per ognuno fissato sulla soglia ultima dell’esistenza, incontro ormai atteso con umana e cristiana consapevolezza. E la sua longevità, a dispetto di ogni superficiale considerazione, nulla sottrae al peso di tale, dolorosa perdita.

Appena un ricordo, tra i tanti che, onorandomi e ospitandomi, ha voluto condividere con me, credo rechi la cifra del suo amore per Tarquinia, il suo paese, la sua patria. È il ricordo commosso della vista delle sue torri e delle sue mura dopo il periplo che, da Creta, lo aveva condotto per l’Europa durante i tragici anni della seconda guerra mondiale. Indugiava nel ricordare con crescente commozione e precisione le ultime tappe di quel viaggio rocambolesco, i mezzi di trasporto utilizzati e i frugali pasti consumati, sino all’abbraccio con la sua Città che non avrebbe mai più sciolto, diventandone un insuperato conoscitore e un solerte amministratore, sotto le insegne dello Scudo crociato, partito la cui vicenda cittadina tanto deve a lui e all’amata sorella.

Dagli anni della ricostruzione della democrazia a quelli della disciplina di un tormentato sviluppo edilizio ed economico, Blasi fu protagonista della politica tarquiniese e Sindaco della Città. La sua biografia si intrecciò così in maniera intensissima alle passioni, alle contese spesso livorose, agli slanci e ai conflitti ideologici che, tra successi ed errori, inevitabilmente segnano l’anima civile d’ogni paese. E sarebbe ingiusto non riconoscere che, nel gomitolo di tali e tante vicende dipanatesi nel corso del tempo, egli non si sia attirato, oltre alla meritata riconoscenza, fastidiose invidie ed incomprensioni. Ma esse sono sempre una voce del bilancio dell’esistenza di un singolo e della comunità, e sono tanto più significative quanto più grande è stata la passione, più forte il carattere, più vasto l’impegno pubblico, più lunga e scrupolosa l’attenzione ai problemi del paese.

Nel salutarlo Tarquinia dà l’addio all’ultimo erede di Vincenzo Cardarelli. Non già per sole ragioni anagrafiche – la madre di Bruno Blasi era cugina carnale del poeta – ma soprattutto in virtù di quell’amore sconfinato per la poesia del più grande tarquiniese del Novecento che il Maestro Blasi ha testimoniato coltivandone gli studi e animando iniziative capaci di perpetuarne la lungi veggente bellezza. La fotografia baciata dal sole che lo ritrae accanto a Cardarelli insieme ad un gruppo di amici d’ogni età, davanti al ristorante «Giudizi», diventa oggi icona loquace e commovente reminiscenza.

La memoria storica della nostra Tarquinia perde un custode fedele e prezioso. Dagli avvincenti scavi dei tesori etruschi racchiusi nel ventre della nostra terra allo studio del dialetto tarquiniese e alla tutela del centro storico, dal recupero delle fonti storiche della Corneto medievale al racconto scanzonato dei personaggi della nostra Città tra Ottocento e Novecento, davvero non c’era momento in questa secolare narrazione, non v’era luogo in questa porzione d’Etruria che egli non conoscesse a fondo e con acribia. Cultura e tradizioni, Storia e più lievi dicerie dialettali si impastavano con sapienza nei suoi scritti e nei suoi ricordi, con l’immancabile e mai scontato esito di ridestare l’orgoglio d’appartenere a questo piccolo mondo turrito, saldo sulla roccia di una storia millenaria ma dove ognuno è ancora conosciuto per soprannome.

La custodia di tali memorie e scritti presto incontrerà la riconoscente e premurosa attenzione degli studiosi. Ma noi già sappiamo che, in quella memoria vivente e grata di cui siamo tutti tessuti e che egli stesso ci ha insegnato, il Maestro Bruno Blasi è ormai compagno dei personaggi che per tanto tempo ha raccontato e fatto rivivere. Nel dedalo di vicoli ora silenziosi ora brulicanti di vita del suo paese immensamente amato.