Gli eserciti dei Comuni: l’evoluzione della fanteria

Uno spazio dove si parli e racconti degli usi e costumi del periodo storico di fine XIV secolo: è quanto troverete su lextra.news grazie alla disponibilità, passione e competenza dei componenti dell’associazione Scudo e Spada, già molto attivi sul territorio con attività di didattica, laboratori ed accampamenti medievali.

Florencia Ms Banco Rari 20, Cantigas de Santa Maria, f. 408 (1284) Biblioteca Nazionale di Spagna

di Azzurra Guido
curatrice storica “Associazione Scudo e Spada”

È quasi impossibile pensare al Medioevo senza le sue battaglie, gli scontri campali che hanno visto fronteggiarsi re e cavalieri durante una delle epoche più tumultuose della storia. Gesta eroiche, armature e spade fanno parte di diritto del nostro immaginario, indirizzato su questa strada anche dal modo tradizionale di approcciarsi al passato.

Ed è sicuramente vero che la supremazia della cavalleria, in campo aperto, rimase schiacciante per moltissimi anni: procedendo a ranghi serrati, disposta a triangolo con al centro i membri corazzati più pesantemente, costituì la forza devastante di ogni esercito medievale. Accanto ad essa, il grosso delle file di combattenti era, tuttavia, costituito dalla fanteria, destinata a diventare, nel corso dei secoli, sempre più specializzata e organizzata, al punto di andare ad intaccare, a sostituire e, addirittura, annullare, il potere distruttivo della carica cavalleresca.

Il periodo che va preso sotto esame per analizzare l’evoluzione della fanteria è quello individuato come Età dei Comuni, quando, in particolare nell’Italia centro-settentrionale, a seguito dell’incremento demografico, del rafforzarsi delle attività artigianali e dell’allentarsi dei vincoli feudali, alcune realtà cittadine chiesero con forza l’autonomia dall’Impero. Questi anni, storicamente individuati dalla fine del XI secolo ai primi decenni del XIV, quando si modificarono nuovamente gli equilibri politici e si sperimentarono nuove forme di governo, le signorie, videro la nascita e l’affermarsi di singole realtà cittadine, organizzate dal punto di vista economico, amministrativo e militare.

In generale, la difesa della città era affidata fisicamente alla cinta muraria di protezione, a sua volta controllata da associazioni spontanee di cittadini che si occupavano di controllare i tratti di propria pertinenza. Queste piccole comunità vennero successivamente organizzate in unità maggiori che, in base alla grandezza della città stessa, venivano chiamate Terzieri, Quartieri o Sestieri. Questi andarono a costituire la spina dell’esercito comunale sia per l’arruolamento che per l’organizzazione della battaglia, per cui una metà restava in città mentre l’altra andava in campagna. Il servizio militare urbano era obbligatorio e seguiva l’Eribanno di derivazione carolingia: ogni cittadino doveva servire nell’esercito per almeno 40 giorni l’anno. Con il passare del tempo, comunque, i comuni cessarono di chiamare l’intero esercito comunale, limitandosi alle cernide, ossia a contingenti ristretti e più selezionati di soli fanti, reclutati sia in città che in campagna. Quando la disponibilità lo permetteva, questi contingenti venivano rimpolpati dalla presenza di mercenari, combattenti dietro pagamento, da cui proviene etimologicamente la parola “soldato” (da soldo).

Per quanto riguarda l’organizzazione interna dell’esercito comunale, siamo in possesso di una preziosa testimonianza dell’epoca, il Libro di Montaperti, l’unico documento ufficiale di fonte fiorentina relativo alla guerra del 1260 che vide scontrarsi i guelfi di Firenze e i ghibellini di Siena, con la vittoria di questi ultimi a Montaperti appunto, appoggiati dalla cavalleria di Manfredi di Svevia e degli esuli fiorentini guidati da Farinata degli Uberti.

Dalla famosa battaglia di Legnano (1176) tra i comuni della Lega Lombarda e l’esercito imperiale di Federico Barbarossa, considerata il punto di partenza dell’età comunale, sappiamo che la fanteria, che ebbe un ruolo cruciale, utilizzava principalmente la lancia e si difendeva con scudi di notevoli dimensioni e con giubbe imbottite, elmi e, a volte, cotte di maglia come protezioni. A Montaperti, circa 100 anni dopo, la situazione è notevolmente cambiata e l’organizzazione della fanteria ha fatto passi avanti.

Le cotte di maglia hanno lasciato il posto alle pancerie, ridotte di lunghezza per facilitare i movimenti ma rinforzate su torace ed addome, accompagnate da maniche di maglie da indossare sul braccio senza scudo. Le notizie sulla composizione dell’esercito sono poi numerose e dettagliate: la suddivisione era in gruppi, schiere e squadre sotto il comando di un capitaneus. Ogni squadra era composta da 25 uomini: 21 fanti disposti in 3 ranghi, il primo costituito da pavesari, il secondo armato di lancia e scudo, il terzo che brandiva la “lanza longa” lunga lancia a due mani; 2 serragente che dovevano impedire la dispersione delle file sotto l’urto del nemico (probabile origine etimologica del termine “sergente”); 1 porta stendardo e 1 capitaneus. L’avanguardia era costituita dalla cavalleria pesante, i feditori, mentre il pavesario era una figura più specializzata rispetto al fante: utilizzava uno scudo molto ampio, il pavese o tavolaccio, e solitamente aveva il compito di coprire i balestrieri e gli arcieri. Dietro l’esercito, si situavano le salmerie, il personale incaricato di portare il materiale, e la riserva, ossia un gruppo di fanti e cavalieri nascosti, pronti ad intervenire in caso di necessità.

Sempre più organizzati anche al di fuori degli eserciti comunali, nonostante i bassissimi compensi e gli innumerevoli rischi, i fanti ebbero la loro consacrazione definitiva durante la Guerra dei Cent’Anni tra Francia e Inghilterra (1337 – 1453) quando il loro massiccio impiego causò il lento ed inesorabile declino della cavalleria.

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It is almost impossible to think of the Middle Ages without the battles, the pitched clashes that saw kings and knights facing each other during one of the most turbulent period of the history. Heroic deeds, armor and swords belong by right to our imaginary, directed on this path by the traditional way of approaching our past.

And it is definitely true that the supremacy of cavalry, in the open field, remained overwhelming for many years: proceeding in serried ranks, arranged in a triangle with the most heavly armored members in the centre, it formed the crushing force of every medieval army. Beside it, the bulk of the fighters force was, however, made up of infantry, destined to become, over the years, increasingly specialized and organized, enough to affect, replace and even cancel, the distructive power of knightly role. The period which needs to be undertaken to analyze infantry’s evolution is the one identified as the Age of Comuni, when, especially in central-northern Italy, following the population growth, the renforcement of craft activities and the slacken of feudal bounds, some cities strongly asked for autonomy from the Empire.

These years, that goes on from the end of the XI century till the first decades of thr XIV one when the political balance changed again and new form of governance, as the Lordship, were experienced, saw the start and the affirmation of individual city realities, economically, administratively and militarily organized.

Generally, the defence of the city was done physically by the town walls, in turn controlled by spontaneous association of citizens who were in charge of controlling the section of their pertinence. These little communities were later arranged in bigger units, called Terzieri, Quartieri or Sestieri, according to the city’size.

They formed the backbone of communal army both for the recruitment and battle’s organization, thus a half remained in the city, the other went to the countryside. The urban military service was obligatory according to the carolingian Eribanno: every citizen had to serve in the army for at least 40 days in a year. Over time, however, the communes stopped calling the whole army, limited to the cernide, smaller but more selected attacking force, with only infantrymen, recruited both in city and in country. When the economical availability allowed it, these contingents were fleshed out with mercenaries, paid fighters, whence the term “soldato”, soldier (from “soldo”, money).

Concerning the internal organization of a communal army, we have a precious document of the times, the Book of Montaperti, the only florentine official source about the battle in the 1260 between the Guelphs of Florence and the Ghinellines of Siena, won by the latter ones in Montaperti with support from Manfredi of Svevia cavalry and the florentine exiles led by Farinata degli Uberti.

From the famous battle of Legnano (1176) between the troops of Lombard League and the imperial army of Frederick Barbarossa, considered the start of the italian Age of Comuni, we know that the infantry, who had a key role, used mainly the spear and it defended itself with shields of considerable size and stuffed coats, helms and, sometimes, chain mails as personal protection.

In Montaperti, almost 100 years later, the situation was considerably changed and the infantry’s organization made significant gains. The chain mails gave way to the pancerie, reduced in lenght to facilitate movement but reinfornced on chest and belly, accompanied by chain sleeves to be worn on the arm without the shield. The information about the army’s composition is comprehensive and detailed: the divisione was in gruppi (bands), schiere (ranks) and squadre (squadrons) under the command of a capitaneus. Each squadron was compound by 25 men: 21 infantrymen arranged in 3 lines, the first made of pavesari, the second armed with spear and shield, the last with the “lanza longa”, a lonf two handed spear; 2 serragente who had to prevent the dispersione of the lines under the impact of the enemies (probabily the origin of the term”sergeant”); 1 standard-bearer and 1 capitaneus. The vanguard was made up of the heavy cavalry, the feditori, while a pavesario was a figure more specialized than an infantryman: he used a very wide shield, called pavese or tavolaccio, usually with the task of covering crossbowmen and archers.

Behind them, there were the baggage train and the reserves, a group of hidden infantrymen and knights, ready to intervene in case of need.
increasingly more organized outside the communal armies too, the infantrymen had their definitive consecration during the Hundred Years War between France and England (1337-1453) when their massive effort caused the slow and inexorable decline of cavalry.

Fonti:

  • F. Bargigia, Gli eserciti dell’Italia comunale. Organizzazione e logistica, Studi di Storia 6, Edizioni Unicopli, 2010.
  • Aldo A: Settia, Comuni in guerra. Armi ed Eserciti nell’Italia delle città, Editrice Clueb, Bologna 1993.
  • Aldo a. Settia, Rapine, Assedi, Battaglie. La Guerra nel Medioevo, Editori Laterza, Roma-Bari, 2002.
  • Aldo A Settia, Tecniche e spazi nella guerra medievale, Roma, Viella, 2006.
  • P. Grillo, Cavalieri e popoli in armi: le istituzioni militari nell’Italia medievale, Editori Laterza, Roma-Bari, 2008.
  • Remo Buosi, Delle Fanterie comunali italiane nel XIII secolo, fonte digitale.
  • Libro di Montaperti, 1260, pubblicato per cura di Cesare Paoli, Firenze, 1889.