Il diario del Direttore: le mie “prime volontà”

di Stefano Tienforti

Lo avevo promesso all’inizio, che a fine torneo avrei pubblicato le mie “prime volontà”: l’articolo che segue l’ho scritto il 22 giugno – a Memorial appena iniziato – e lasciato lì per scaramanzia. Purtroppo Manuè, non è bastato.

Stasera torno a giocare il Memorial! E poco cambia se starò in panchina a incitare i ragazzi della squadre del blog: al minuto di raccoglimento sarò, stavolta, in mezzo al campo, come era successo già cinque o sei anni fa, e ogni volta sarà un momento speciale.

Un po’ tutto il torneo lo è, e prova ne è il fatto che – quando guarderò le partite, le ultime in particolare – mi sarà difficile scegliere chi tifare, perché tante sono le persone a cui sono legato o in cui vedo forte il desiderio di alzare la coppa, perché forte è l’affetto e l’amicizia che li legava, e lega, a Fabrizio.

Come si fa, per esempio, a non simpatizzare Pippaccio&Pietruccio, quando vedo in campo ed in panchina i protagonisti di mille “battaglie calcettare” giocate, prima che con i piedi, con il cuore, in ricordo di un amico? E mi piace vedere, ormai non più in campo, ma sempre presente in panchina, Massimiliano Manetta (anche se ogni volta che abbraccia lo zio ed Emanuele durante la premiazione mi viene il groppo in gola!), o ammirare la grinta di Angelo Agate.

Eppoi iniziano gli amici, a partire dal Toto’s di Gabriele, Fabrizio e Stefano Tegolino – persone splendide prima che uomini di calcio – o MB Giardini, con Marina, Patrizio e il mio “collaboratore” Sergio Guiducci (che se è in campo quest’anno, è anche un po’ merito di questo blog). E le presenza ormai “storiche” dei Cugini di Juberto, che stimo da morire come giocatori e ringrazio – Alessio e Massimo in particolare – perché sin da subito, l’anno scorso, hanno creduto e appoggiato l’idea di questo sito.

Una preferenza, però, ce l’ho, e non è affatto difficile capire per chi sia: non c’è cosa che aspetto di più che vedere lo zio Enrico dare la coppa in mano a Emanuele. Per cui, non me ne vogliano gli altri, tiferò Ditirambo soprattutto con il cuore. Spero tanto d’incontrarlo in campo, con la mia squadra: vorrebbe dire che abbiamo passato il girone e, a quel punto, sarò felice di lasciargli strada, facendogli un grosso in bocca al lupo e tornando a tifare in tribuna.