“Improbabile, forse impossibile”: dal Comune arrivano smentite sul possibile ripensamento di Mencarini. E anche una citazione cinematografica

(s.t.) “Improbabile, quasi impossibile”: la voce del possibile ritiro delle dimissioni da parte del sindaco di Tarquinia Pietro Mencarini proprio alla vigilia del consiglio straordinario che dovrebbe ratificarle, pare scontrarsi con lo scarso ottimismo in merito della maggioranza comunale.

In pochi si sbilanciano, e vedremo se lo faranno in consiglio, portando le proprie valutazioni, ma da qualche chiamata per capire se effettivamente ci fossero possibilità di ripensamento emerge la generale consapevolezza che solo un clamoroso colpo di scena – tale da sorprendere anche gli stessi consiglieri di maggioranza – potrebbe portare oggi ad un epilogo diverso. Così come c’è forte scetticismo sul fatto che la decisione possa rientrare anche nei giorni successivi: l’esperienza amministrativa di quest’amministrazione dovrebbe, insomma, terminare a poco meno di quindici mesi dall’insediamento.

Ed il consiglio comunale che inizia alle 18 potrebbe essere un inedito primo atto di una futura campagna elettorale: sicuramente dalle opposizioni si andrà all’attacco della maggioranza – e da toni, modi e obiettivi individuati si potrà iniziare a provare a capire il delinearsi di possibili scenari futuri -, mentre c’è curiosità per capire come si muoverà la maggioranza. Probabilmente assente il sindaco, i gruppi politici pare vogliano esprimersi tramite i propri portavoce: anche perchè in molti, in città, chiedono di capire con maggiore chiarezza cosa abbia portato a questo risultato politico.

Non sarà facile: l’accusa mossa alla sua maggioranza dal sindaco è stata violenta ed è impossibile credere che non abbia lasciato ferite aperte tra uomini e donne dei suoi gruppi politici: anche se è difficile credere che qualcuno pubblicamente lo ammetterà o vorrà smentire quanto affermato dal sindaco nella sua lettera ai cittadini. “Sì, ci sono state schermaglie politiche, ma nulla di grave da portare a decisioni simili”, confessava nei giorni scorsi qualche membro della maggioranza, non nascondendo un briciolo di delusione per quello che ormai pare essere un inevitabile epilogo. Ma oggi un consigliere citava quel film di Comencini in cui Alberto Sordi, per l’occasione militare, non sa dell’armistizio dell’8 settembre e, confuso, pensa che i tedeschi si siano alleati con gli americani. Della serie: non si capisce più chi sta con chi. Ed il titolo di quella pellicola suona, oggi, infaustamente emblematico: “Tutti a casa”.