Lettere al Direttore: “Primarie: i magnifici sette al non voto”

Riceviamo e pubblichiamo

Dovrebbe essere noto che non sono, propriamente, un appassionato delle vicende interne del PD, ancor meno di quelle che riguardano la locale sezione.

A dirla tutta, anche se a giochi fatti questa mia opinione ha puro valore di testimonianza, ho trovato, per le “primarie” del PD, eccessive sia la propaganda elettorale impostata dai singoli candidati sindaci (e non “sindaciin pectore come riportavano, senza mezze interpretazioni, certi “santini”) sia il risalto concesso a tale evento dalla stampa in generale e da questo sito, che mi ospita, in particolare.

Tuttavia, la sovraesposizione di cui sopra e la facondia con la quale i “comunicatori” del PD ci hanno resi edotti di ogni dettaglio del loro modo di intendere la politica, delle gioie personali, delle spontanee confessioni d’amore per Tarquinia, dei rammarico di non aver potuto far di più (sic!), ecc., ecc., alla fine, nell’ultimo comunicato ufficiale in ordine di tempo, ho letto qualcosa di veramente curioso e interessante.

Per chiarezza riporto qui, con un copia-incolla volante, le parole che mi hanno sorpreso: “Sono stati infatti 1839 i votanti, in una grande festa di democrazia e partecipazione. Ranucci ha ottenuto 823 preferenze; Sandro Celli 690; Piero Rosati 292. 27 le schede nulle; 7 quelle bianche.

Ho letto e riletto il comunicato interrogandomi ogni volta sul senso e sul significato di quelle sette schede bianche. Per quanto mi sia sforzato di immaginare scenari diversi mi sono sempre incagliato sul quel “perché?” una o meglio – sette persone – escono di casa essendo certe di avere in tasca quell’euro che gli consenta, previo versamento di quel minimo contributo (od obolo, non so…), di partecipare alle operazioni di voto dette “primarie” indette liberamente dal PD per scegliere il proprio candidato sindaco per il prossimo turno delle amministrative, quindi recarsi in quel della Barriera San Giusto, varcare la soglia della Sala grande ex biblioteca, svolgere le operazioni preliminari di sottoscrizione d’intenti e riconoscimento ecc. ecc., ritirare la scheda elettorale, nascondersi dietro la cabina e, udite udite, senza nemmeno scarabocchiarla, uscire e infilarla nell’urna intonsa come cartiera e tipografia l’hanno fatta.

Se in questa rappresentazione, realistica sia chiaro, non c’è un comportamento surreale, non una vena di follia, magari uno stato catatonico, qualche ragione dovrà pur esserci. La fantasia mi suggerirebbe qualcosa di molto prossimo ad una sorta di incompatibilità per i “bianchisti” tra i motivi che li hanno indotti a farsi notare come “liberi elettori” (in quanto non obbligati da nessuna legge) e l’impossibilità, diciamo “da coscienza”, di indicare uno dei candidati come preferito.

Come dicevo le questioni del PD non mi appassionano più di tanto, ma l’intrigo morale che si evince dal non-voto di chi ha inserito la scheda bianca nell’urna è, a mio avviso, interessantissimo anche sotto il profilo antropologico; profilo che potrebbe essere analizzato come il segno di un ritorno di una, seppur labile, coscienza in chi, per un motivo o l’altro, si è sentito obbligato a “farsi vedere” in quella sede.

Non conosceremo mai, neanche tentando ipotesi, i motivi dell’annullamento di altre 27 schede a meno che i signori scrutatori del PD, con una nota ufficiale, vogliano renderci partecipi dei dettagli. Per le schede bianche è ampiamente sufficiente il comunicato ufficiale. Grazie.

Marco Vallesi