Lettere al Direttore: “Tarquinia, siamo troppo remissivi verso chi agisce sul nostro territorio”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera al direttore a firma di Sandro Vallesi

tarquinia panoramicaCaro Stefano, dovremo cercare di trasformare un male in un bene. Il commissariamento del Comune è un male, ma ci può consentire di discutere senza l’assillo di qualcuno di difendere le poltrone e di altri di conquistarle.

Noi siamo bravi a scontrarci sulla Città: centro storico, aperto o chiuso, raccolta differenziata, promozione del turismo piuttosto che l’agricoltura, piano regolatore, teatro, etc. È giusto, ci riguarda. Ma non ci accorgiamo che i problemi più grossi vengono da fuori, da chi non è tarquiniese. Non penso certo che dovremmo essere una repubblica cornetana, ma credo che siamo un po’ troppo remissivi verso chi agisce sul nostro territorio causando degli effetti negativi sulla nostra vita.

Faccio degli esempi. La Sat ha realizzato un’opera pubblica d’interesse nazionale, ma tutte le misure volte ad attenuare l’impatto e a supplire alla mancanza dell’Aurelia, sono un vero insulto all’intelligenza: complanare, svincoli, collegamenti, pericolosi e sbagliati. Il Ministero della difesa conserva quattro servitù militari ai quali corrisponde degrado ambientale, pericolo per la salute, oltraggio al paesaggio. Tutta la Montecatini, il poligono, il deposito di esplosivi, siamo certi che debbano essere per forza così schifosi? I comuni del lago di Bolsena e quelli lungo il corso del Marta, è impossibile che, insieme a noi non riescano a bonificare le acque per far diventare finalmente il mare di Tarquinia meritevole della bandiera blu? La Talete. Con l’amministrazione Conversini avevamo finalmente risolto il problema dell’acqua potabile. Ora una legge regionale ci impone di gestirla attraverso un consorzio intercomunale. I costi sono aumentati, i responsabili sono irreperibili. Siamo certi che non ci sia un modo per far ragionare la Regione?

Posso continuare l’elenco, ma quello che mi interessa è di sottolineare il senso della questione. Se non dico stupidaggini, chiedo che si discuta di questo, da qualunque parte si stia, perché sinora non lo abbiamo fatto. Nella mia esperienza diretta, in questi ultimi anni mi sono occupato insieme ad altri, di evitare di perdere il Centro di vinificazione. La Cantina di Cerveteri intendeva disattivarlo e destinarlo ad altri scopi. Il Comune, le forze politiche si sono inginocchiate di fronte al potere della Regione. Il Centro sta deperendo, nessuno porta più un chilo d’uva e se ancora c’è una speranza è perché abbiamo denunciato l’Arsial (l’ente agricolo della Regione) alla Corte dei Conti per mancato incasso degli affitti.

Ci vogliamo decidere a lottare insieme per il bene di Tarquinia? Ci sarebbe tanta soddisfazione per tutti se dalla guerra si passasse al confronto costruttivo. Guardiamo gli altri Enti cittadini. L’Università Agraria versa in una drammatica situazione economica. Parte è dovuta alla gestione, parte è dovuta però al peso dell’ICI che ha privato l’Ente dell’importante introito della Caserma dei Carabinieri. Il Comune ha applicato la legge, ma oggi è interesse di tutta la città che l’Agraria torni in salute. Cerchiamo e troviamo i modi per una collaborazione tra i due enti.

Il Consorzio di Bonifica, nella sua veste di gestore dell’acquedotto, svolge un ruolo importante per l’agricoltura tarquiniese. Da quando la Regione non contribuisce più alle spese di sollevamento dell’acqua, i costi sono molto lievitati, contribuendo alla crisi del settore. Il Comune può intervenire affiancando il Consorzio nella ricerca di soluzioni tecniche e politiche per ridurre drasticamente le tariffe. L’Ospedale è il grande malato. Ritengo assurde e cervellotiche le decisioni regionali. Ricordo che la struttura originaria è stata costruita dalla comunità tarquiniese, segno del suo profondo interesse. Non basta accontentarci di quello che la Regione ci lascia, dobbiamo avere un progetto che salvi la struttura e la qualità del servizio. Concludo. Voglio dire che c’è un problema di libertà e di intelligenza. Dipende da noi.

Sandro Vallesi