Politica, un mosaico da diventarci matti

di Stefano Tienforti

Quello della politica è un mosaico particolare, la cui composizione richiede pazienza, tenacia e, soprattutto, la perfetta consapevolezza di un fatto: basta un attimo, un collegamento sbagliato, una tessera nuova per compromettere tutto il lavoro fatto sin a quel momento.

L’ideale assemblatore, munito di tale smisurata dose di pazienza, dovrà infatti misurarsi di continuo con incastri fantasiosi, spostamenti repentini, tessere che non vogliono saperne di collocarsi l’una al fianco dell’altra. Un lavoro di fino, che necessita mani e teste diplomatiche, sempre con l’ansia che qualche avvenimento improvviso, magari la scoperta di un pezzo di particolare pregio, costringa l’artista a rivedere tutta l’opera.

Queste righe – oltre a fornire una romanzata giustificazione a chi, come noi, si lancia in analisi, previsioni e totocandidato – servono a riassumere sotto metafora il quadro tarquiniese e, probabilmente, quello di molti dei comuni nei quali, a maggio, si voterà per rinnovare il consiglio comunale e scegliere il sindaco.

Certo è che all’assemblatore tarquiniese è toccata una bella gatta da pelare: a due mesi e mezzo dal voto (poco più di quaranta alla consegna delle liste), i movimenti cittadini paiono far intendere che i colpi di scena preelettorali debbano ancora arrivare. Anche se, a quanto sembra, uno di quelli ben rumorosi sia già pronto nella canna degli oppositori a Mazzola, c’è da capire se sul fronte PdL o Terzo polo, ammesso che le due anime restino separate. Un nome – dicono – clamoroso quanto inatteso, iniziato a circolare negli ambienti politici sin dalla serata di giovedì.

Verità o nuovo bluff? Nell’attesa che si sciolga il riserbo sul nome e se ne capisca l’effettivo valore, resta da capire cosa accade nel variegatissimo catalogo delle scelte antimazzoliane. Il PdL arranca, vive d’indecisione e rende impossibile la vita del cronista politico: in rapida successione, nelle ultime settimane, i rumors hanno dato come possibili candidati – spesso per autonomina – Riccardo Bicchierini, Silvano Olmi, Ada Iacobini e Cristiano Minniti. Il tutto accompagnato da qualche visita sul litorale di inviati viterbesi, che chissà con che spirito arrivano in riva al Tirreno per riunioni che, in passato, han visto toni anche molto accesi.

Nel presunto, possibile Terzo polo, invece, c’è sempre da destreggiarsi tra veti, imposizioni, diplomazie e cerchiobottismi: i nomi per i possibili candidati son sempre gli stessi – Meraviglia su tutti – ma al ballo, nel frattempo, viene a mancare qualche personaggio. Ad esempio Riccardi, dimissionario segretario tarquiniese dell’Udc, e per questo sono arrivati in Città referenti provinciali anche del partito di Casini, costretti agli straordinari per consultare tutte le differenti anime del partito. Anche perché erano e tuttora sono Udc anche Bacciardi e gli uomini che, assieme a lui, si sono accordati con Mazzola per le prossime elezioni, e la cacciata che qualcuno auspicava è ben difficile che possa avvenire, almeno a breve.

Di possibili trattative ed accordi tra questi due blocchi si parla da un po’, ma nulla di concreto e deciso pare, sin qui, essersi avuto, nemmeno a livello di incontri veramente efficaci. Così come sembra difficile si possa trovare un’unione tra le varie liste civiche, anche se dal fronte Per il bene di Tarquinia sarebbero partite delle e-mail ad alcuni componenti degli altri schieramenti per sondare il terreno su una possibile collaborazione elettorale.

Chi, insomma, appare granitico è il Pd di Mazzola&co, rafforzatosi con i Bacciardi Boys (quest’ultima è ormai accettata nel gergo politico e nell’immaginario locale come la definizione ufficiale del gruppo legato al vicesindaco) e pronto al ritorno alla urne a colpi di opere pubbliche che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero inaugurarsi ad esatta scadenza.

Ma anche nell’apparentemente solido blocco di centrosinistra ci sono crepe, e si vedono. Vuoi per effettivo desiderio di contarsi, vuoi per dispetto, anche alle primarie regionali di partito il Pd tarquiniese ha partorito un risultato che fa riflettere: Bachelet, sconfitto abbastanza nettamente da Gasbarra nel quadro complessivo, a Tarquinia ottiene 127 preferenze contro le 152 del vincitore. Un altro, seppur modesto, sintomo di poca coesione, il tutto nel quadro di un affluenza totale di 306 votanti (i dati li ho carpiti da un quotidiano locale), anch’essa non entusiasmante. È vero che le comunali son tutt’altra cosa, ma la sensazione è che, se nulla cambia, la forza più grande di Mazzola stia soprattutto nell’inesistenza degli avversari.

Per chiudere, una riflessione su un fatto accaduto in rete, su Facebook, e fatto notare da più persone. Da qualche giorno, il profilo precedentemente intestato a Comune di Tarquinia – e tutti gli utenti con cui aveva stretto amicizia virtuale – è stato “ereditato” dalla persona Mauro Mazzola. Una mossa che, se anche magari non dettata da malizia o grossolana furbizia, non dimostra certo grande eleganza: di fatto, in molti si sono trovati “amici virtuali” del Sindaco, senza che essi ne avessero mai fatto richiesta né accettato quella dell’attuale primo cittadino, avendola invece accordata al Comune di Tarquinia.