Rientra la crisi all’Agraria: “PD e Polo dei Moderati rafforzano l’intesa politica”

ConsiglioAgraria(s.t.) Pace fatta, almeno a parole. Dopo una settimana di teatro politico, pare calare il sipario sulla crisi di maggioranza che – scattata all’Università Agraria con il voto contrario di Bacciardi sullo statuto ed a rischio di propagarsi in Comune – ha animato le cronache politiche della settimana che si avvia a chiudersi.

«Sono stati chiariti tutti gli aspetti. Il PD ha rifiutato le dimissioni del presidente Alessandro Antonelli. Esiste infatti una maggioranza che lo sostiene e ed è stata rafforzata ancora di più la collaborazione con il Polo dei Moderati». Lo afferma il segretario del Partito Democratico Angelo Centini, facendo il punto della situazione sull’Università Agraria di Tarquinia. «Abbiamo messo sul tavolo tutte le problematiche che si sono presentate. – prosegue Centini – Il presidente Antonelli ha svolto in questi dieci anni un eccellente lavoro, anche grazie alla preziosa intesa con il Polo dei Moderati. Ripartiamo da qui per proseguire in questi mesi e arrivare con slancio all’appuntamento elettorale. Lo statuto sarà riportato in consiglio nelle prossime settimane e sarà votato senza se e senza ma da tutti gli esponenti che compongono la maggioranza».

Sulla stessa lunghezza d’onda le parole del portavoce del Polo dei Moderati Renato Bacciardi: «Condivido in pieno le affermazioni del segretario Centini. C’è la ferma convinzione che questo rapporto debba proseguire, perché ha permesso di ottenere importanti risultati per la città di Tarquinia. Il presidente Antonelli ha il nostro pieno sostegno e la nostra stima. Dobbiamo continuare insieme, perché ci sono tutti i presupposti per fare bene sia all’Università Agraria sia al Comune dove ricopriamo ruoli di altra responsabilità». Il segretario Centini e il portavoce Bacciardi aggiungono: «C’è intesa su tutti i punti e convinzione che possiamo fare ancora meglio sia all’Università Agraria sia al Comune».

Resta da chiedersi, allora, come mai tutta questa comunanza d’intenti non potesse essere raggiunta prima di andare in consiglio: perché è evidente che queste dichiarazioni, di pura facciata, nulla dicono su cosa è cambiato, su cosa spinge una mano contraria a diventare favorevole. Ci sono modifiche al testo presentato la prima volta? Probabile, molto probabile: altrimenti come mai il Polo dei Moderati – che quella crisi, altro che concertazione!, l’ha cercata evidentemente per alzare la posta e guadagnare peso politico – avrebbe cambiato così repentinamente idea? Checché ne dica Centini, ci sono e ci sono stati parecchi “se” e parecchi “ma”: e sull’operato dello stesso segretario PD c’è più di qualche perplessità. Perché era stato lui a trattare e accordarsi col Polo dei Moderati prima del primo consiglio, e tutti sanno come è andata a finire. E ancora lui a parlare di probabili ripercussioni sul rapporto PD-Polo dei Moderati, lui che oggi pensa si possa fare anche meglio: alla faccia della credibilità politica!

Anche perché, a quanto è dato sapersi, a definire le strategie del partito sarebbe stato il Sindaco e l’opera di elaborazione, assieme a Bacciardi, del nuovo accordo sarebbe del presidente Antonelli. Il risultato è una situazione paradossale: Centini, l’uomo che in Comune fa l’assessore alla cultura senza averne la carica, nel partito ha il titolo di segretario senza svolgerne il ruolo. In mezzo resta Antonelli, che sull’impeto della delusione, nel consiglio della settimana scorsa, apriva evidentemente alle dimissioni per mancanza di maggioranza e oggi sui social sfida spavaldo l’opposizione, e Catini in particolare, a verificarne la compattezza, rassegnando a loro volta le dimissioni in caso di approvazione dello statuto.

Di peggio c’è, però, il centrodestra: dopo aver impiegato tre giorni ad elaborare un comunicato, peraltro poco ficcante, sul consiglio dell’Università Agraria, impiega addirittura più di una settimana per affiggere un manifesto (sulla cui paternità, peraltro, si scatena la bagarre su Facebook) in cui si invita Antonelli a dimettersi per mancanza della maggioranza: esattamente tutto il tempo servito alla stessa maggioranza per rimettere assieme i pezzi.