Tarquinia, lettera aperta di Angelo Centini al sindaco Giulivi: “Stare a capo di una comunità significa anche accettare le critiche del cittadino”

Riceviamo da Angelo Centini e pubblichiamo

Egregio sindaco Alessandro Giulivi
Lei voleva ad ogni costo portarmi sul banco degli imputati e farmi condannare per calunnia ai sensi dell’art. 595 c.p. per aver manifestato il mio dissenso sul suo operato di amministratore per il contenuto di una lettera aperta pubblicata su f.b. a fine giugno 2022.

Il pubblico ministero e il GIP hanno avuto a differenza di Lei un giudizio diverso e si sono pronunciati entrambi per l’archiviazione del procedimento in quanto la mia lettera è stata considerata nelle sentenze “l’espressione del diritto di critica costituzionalmente riconosciuto”. Io non la ho “offesa” così ha sentenziato il GIP nelle ordinanza di archiviazione in quanto le mie critiche erano rivolte a Lei nella veste di sindaco.

A differenza di Lei non ho incaricato nessun avvocato e non ho presentato nessuna memoria e mi sono presentato da solo davanti al giudice perché avevo piena fiducia nella giustizia e cosi è stato; Lei è uscito sconfitto per ben due volte da questa vicenda e spero vivamente che abbia capito che amministrare un comune è ben diverso che amministrare una azienda privata. Stare a capo di una comunità significa anche accettare le critiche del cittadino perché siamo uno stato democratico dove la costituzione art. 21 garantisce ad ognuno di noi la libertà di espressione e di opinione.

Lei da sempre ha scelto di non stare dalla parte del cittadino in quanto i suoi provvedimenti adottati in questi anni non hanno trovato piena accoglienza nella cittadinanza come la ZTL , le multe, parcheggi a pagamento, chiusura strade. Non ho niente di personale con Lei ma come ho scritto più volte il suo modo di amministrare è ciò di più contrario al mio modello di riferimento. Lei si è chiuso nel palazzo nella indifferenza totale verso quel capitale umano che sono le associazioni sociali e culturali , vera ricchezza della città.

Sono stato un amministratore come Lei, ma non sono un uomo di potere , perché ho inteso la politica come servizio nell’interesse pubblico. Sono felice che si andata così perché in qualche modo ho rappresentato una parte della città che non la pensa come Lei e che è pronta a misurarsi per una alternativa di ampio respiro e che abbia a cuore il futuro di Tarquinia.