Tarquinia, SI sul PUCG: “Cervellati messo alla porta con troppa facilità e superficialità”

Riceviamo fa Sinistra Italiana – Circolo di Tarquinia e pubblichiamo

Ci rivolgiamo alle associazioni e ai cittadini di Tarquinia, per segnalare, a nostro parere, una scelta quanto mai inconsueta e in palese conflitto d’interessi fatta dall’amministrazione comunale.

Con delibera della Giunta Comunale n. 72 del 3 ottobre 2019 fu revocato l’incarico per la redazione del P.U.C.G e del R.E.C. al prof. arch. Pier Luigi Cervellati, quale rappresentante di un Raggruppamento Temporaneo di Professionisti (R.T.P.) che includeva, tra l’altro, figure di alto livello professionale (archeologi, geologi, economisti, ecc.), aggiudicatario del Bando di Gara per l’assegnazione dell’incarico nel 2011.

Il prof. Cervellati, con troppa facilità e superficialità, fu messo alla porta dall’attuale amministrazione! Il prof. Pier Luigi Cervellati, vero luminare in materia di Piani Paesistici e Progetti di recupero di città storiche, ricordiamo, i piani per i centri storici di Bologna, Modena, Comacchio (FE), Ragusa, Palermo, Galatina (LE), Cosenza, Monserrato (CA), per citarne alcune, nonché collaboratore con il Ministero dei LL.PP. alla stesura del cap. IV della legge 457 del 1978, dedicata al recupero urbano e edilizio, messo alla porta e in sua sostituzione, con una semplice determinazione del Responsabile di Settore, la n. 1722 del 29/12/2021, è stato dato affidamento ad un tecnico locale, l’incarico di “Pianificazione urbanistica concernente la redazione della variante al PRG vigente”. Oltre al ragionevole dubbio circa l’opportunità di togliere ad una personalità di tale spessore l’incarico della stesura del P.U.C.G, vi anche quello del possibile conflitto di interessi che potrebbe avere un professionista che opera nel territorio e che potrebbe avere cantieri e progetti aperti e legati in qualche misura la P.U.C.G.

Ricordiamo che le pratiche di pianificazione urbana (visione) sono strumenti urbanistici innovativi e sostenibili, in grado di rispondere ai nuovi bisogni di comunità e del vivere assieme con gli altri; pianificazione che dovrà integrare infrastrutture materiali e ridare vivacità alle città in modo da valorizzare le identità, la memoria e la storia dei territori, rispettandone peculiarità e risorse. Una pianificazione di dimensione vasta e che deve saper travalicare le mura cittadine!

Il Piano Urbanistico Comunale Generale è un’occasione formidabile per ripensare la città. In esso è necessario considerare sia la prospettiva di lungo termine sia quella di breve termine, che non devono essere pensate e impostate in alternativa, ma devono essere tenute assieme, distinguendo nel piano la parte strutturale da quella programmatica.

Il PUG, allora, deve essere fondato su una costruzione collettiva di una visione condivisa del futuro del territorio e allo stesso tempo orientato all’azione, cioè basato sulla capacità di rendere praticabili alcune previsioni nel breve e medio termine. Insomma non è pensabile che ad ogni cambio di amministrazione si debba rivederne completamente la visione e iniziare daccapo.

Il PUCG è chiamato, sulla base del documento preliminare, a fare scelte per i prossimi 20/30 anni per questo è indispensabile che questo incarico esca fuori da logiche vecchie e pericolose ma rifletta una visone nuova e innovativa, di prospettiva della programmazione del territorio. Ci chiediamo, è possibile una progettazione del futuro della città senza che le funzioni della programmazione delle infrastrutture risentano e rientrino nelle scelte strategiche d’interessi personali?

Il futuro non si costruisce sommando interventi occasionali e opere pubbliche pensate, progettate e/o realizzate solo per utilizzare fondi pubblici. È stato ed è il limite della nostra città. Bisogna aiutare invece la città a riprendersi il proprio ruolo di governo per farlo diventare la “governance” del territorio. La città ha bisogno di essere riorganizzata e di crescere in un nuovo ordine urbano. Tutte le energie disponibili, le professioni, gli abitanti delle aree periferiche, le associazioni, devono poter cogliere l’occasione del Nuovo Piano per evitare che diventi atto burocratico e amministrativo e poter partecipare alla costruzione della città del futuro. Togliere l’incarico al Prof, Cervellati non risponde certo a quella esigenza di imparzialità, di visione di rispetto per il nostro territorio e, a maggior ragione nel riversare ogni fiducia su un tecnico locale che potrebbe essere fortemente interessato nel giudizio e nel merito.

Avremmo preferito che i tecnici locali fossero stati interessati e coinvolti sotto un’altra veste, più consultiva e che il Prof. Cervellati avesse portato a termine il suo compito. Tarquinia ha una vocazione a cui noi non vogliamo rinunciare, diventare città d’Arte, ruolo che gli compete e che la farebbe tornare punto di riferimento dell’Alto Lazio, ruolo perso oramai da troppi anni.