

Se l’intervento del direttore generale della Asl Egisto Bianconi e quello del Comitato “Insieme per l’ospedale” hanno rappresentato i due poli principali del confronto (qui l’approfondimento), il consiglio comunale straordinario convocato a Tarquinia ha visto anche un susseguirsi di interventi da parte di sindaci del territorio, consiglieri e cittadini, che hanno espresso preoccupazioni, richieste e posizioni articolate sul futuro del presidio sanitario cittadino.
Socciarelli: «Tutti vogliamo che torni a essere quello di una volta, ma oggi la sanità è un’altra»
A parlare anche la sindaca di Montalto di Castro Emanuela Socciarelli, che ha sottolineato il legame personale con la struttura: «Non parlo da sindaco, ma da infermiera. Vedo tanti colleghi, e tutti hanno un attaccamento importante a questo ospedale. Vorremmo che tornasse a essere quello che era».
Tuttavia, ha aggiunto, «oggi la sanità è diversa: sempre meno operatori, sempre più burnout. Il problema va affrontato anche a livello nazionale, rivedendo accesso alle facoltà e contratti. A Viterbo lo scorso anno ci sono stati dieci mediti pensionati e solo due nuovi ingressi. È una crisi strutturale».
Liberati (Tuscania): «Dobbiamo essere arrabbiati. E dobbiamo vigilare»
Toni accesi nell’intervento del vicesindaco di Tuscania, Leopoldo Liberati, che ha lanciato un appello alla coesione territoriale: «Dobbiamo essere arrabbiati, perché solo così si ottiene qualcosa. Basta con i campanilismi: questa è una battaglia per tutto il comprensorio». Ha invitato a fidarsi del direttore, «che ci ha messo la faccia», ma anche a monitorare costantemente, senza abbassare la guardia. Applausi per il sindaco di Tessennano, Ermanno Nicolai, che in un intervento molto deciso ha rivendicato l’importanza della struttura per il territorio e annunciato una vigilanza serrata perchè la struttura sia rilanciata come i progetti di Bianconi indicano di voler fare.
Cesarini (comitato e consigliere): «C’è una realtà scritta nei documenti e una che viviamo ogni giorno. E non coincidono»
Il consigliere comunale di Tarquinia e membro del comitato Ernesto Cesarini ha insistito sullo scollamento tra atti formali e realtà concreta: «Chi ha chiuso i reparti ha sbagliato. Non si può dire che una struttura chiusa mantenga le potenzialità. Quando è andato via il dottor Pellicciotti, il giorno dopo un’équipe è venuta a fare interventi importanti. Allora qualcosa non torna». Cesarini ha parlato di “realtà virtuale” fatta di atti aziendali e progetti, che però si scontra con ciò che accade quotidianamente: «Fatico ad avere fiducia. E vigilare, ormai, è una condizione permanente».
Guiducci: «Negli ultimi anni a Viterbo c’è stata una svolta. Perché non crederci anche qui»
Il consigliere Federica Guiducci ha invece invitato a una fiducia pragmatica: «Dobbiamo dare fiducia a chi ci mette la faccia. Negli ultimi anni a Viterbo qualcosa è cambiato, perché non pensare che possa accadere anche a Tarquinia?». Ha ringraziato il direttore per la franchezza e il comitato per il pungolo costante.
Rosati: «Case della Comunità? Gusci vuoti. Ma non mi rassegno»
Il consigliere Piero Rosati ha espresso parole di forte critica verso il modello sanitario attuale, soprattutto su scala nazionale: «La situazione è disarmante. Dobbiamo rassegnarci all’idea che l’ospedale non sarà più quello di una volta? Io no. Le Case della Comunità rischiano di essere gusci vuoti. Non mi rassegno a questo».
Bacciardi: «Turismo e sanità vanno insieme. Le strutture devono esserci»
Il consigliere Renato Bacciardi ha ricordato come Tarquinia, località turistica, debba poter contare su un ospedale funzionante anche per i visitatori: «Chi viene in vacanza cerca un riferimento sanitario. È difficile reperire medici, ma senza strutture adeguate diventa impossibile. Dobbiamo crederci».
Vana: «Qui mi hanno salvato. Voglio quell’ospedale, non un numero»
Emozionali gli interventi dei cittadini. Roberto Antenore ha letto una lettera molto apprezzata di Antonio Paone. Commovente l’intervento di Elena Vana: «Sono stata salvata dai medici e infermieri di Tarquinia. Sono stata operata qui, poi ho fatto la chemioterapia. Ho ricevuto assistenza morale e umana, oltre che medica. E oggi rivoglio quell’ospedale. Voglio che il dolore e la sofferenza restino umani, non numeri».
