Dalla “periferia” si vede meglio il centro: “Note dalla periferia dell’Impero” è il taccuino con cui Luigi De Pascalis osserva il nostro tempo. Brevi riflessioni, erudite e divulgative insieme, che usano il passato come bussola per orientarsi nel rumore del presente.
di Luigi De Pascalis
A volte m’immagino a Gaza senza casa, senza acqua, senza cibo, senza medicine, senza speranza, in marcia verso la fine di tutto quello che ho conosciuto in oltre 82 anni di vita e mi dico che non riuscirei a sopravvivere più di un’ora a quell’inferno.
Poi penso che non sarebbe dovere dei tribunali internazionali ma dei cittadini israeliani cacciare a pedate i loro governanti e processarli per i crimini commessi in questi due anni, perché solo così recupererebbero la credibilità e il rispetto perduti.
E siccome immedesimarsi negli altri dovrebbe essere la prima dote di un politico, sarei tentato anche di applicare la legge dantesca del contrappasso a chi ha sostenuto e spalleggiato quel governo – l’uomo arancione e i reggitori dell’UE in primis.
E dunque almeno un mese di vacanze obbligatorie a Gaza: sacco in spalla e rigorosamente a piedi… Divieto di portare mazze da golf, ovviamente, tanto si è ancora nella fase di demolizione e i campi c’è da costruirli, belli verdi ma senza buche che potrebbero venir fuori ossa umane e altra roba inopportuna.
Francamente non so se quell’esperienza basterebbe a convincere tutti quei signori a cambiare idea sull’orrore politico e morale in atto per loro demerito; ma mi piacerebbe che quel gioioso vagare tutto il giorno sotto le bombe e tra le mine anti-uomo scompigliassero almeno un po’ la scultorea chioma della nobildama a capo dell’Europa (troppo fastidiosamente s’accosta a quella dell’uomo arancione!) e appannassero gli occhiali di quel gelido e servile signore il cui nome nella lingua di Dante s’avvicina al rutto.
