Aita, l’ultimo nato in casa Muscari Tomajoli: “Non solo un vino, anche un progetto culturale: la nostra sfida più ambiziosa”

Cento bottiglie in vendita online esaurite nell’arco di 24 ore: l’azienda Muscari Tomajoli lancia il suo vino di punta e l’entusiasmo è così alto che dal momento in cui è svelata la sorpresa del nuovo prodotto la corsa all’acquisto è stata furiosa. E non è difficile capirne il motivo.

Aita – questo il nome scelto da Marco, titolare dell’azienda – è un progetto di tale ambizione da attrarre anche a prescindere dalle potenzialmente enormi caratteristiche enologiche, capace di mescolare talenti, passioni e competenze di tante persone e regalando al tutto un forte legame territoriale.

La bottiglia, ad esempio, completamente nera, riporta in etichetta un’opera dell’artista Guido Sileoni che ha interpretato e raffigurato il dio etrusco degli inferi che dà il nome al vino, che corrisponde ad Ade per i Greci o Plutone per i romani. Una scelta che è stata una folgorazione – “Sfogliando dei miei lavori sul pantheon etrusco, Marco ha visto il dipinto di Aita/Ade ed è rimasto colpito soprattutto dai colori – racconta Guido – Il racconto del mito ha fatto il resto” – che riprende e rilancia la collaborazione tra l’azienda e l’artista, già creatore delle opere che appaiono sulle etichette di tutti i prodotti firmati Muscari Tomajoli.

Il packaging particolare appositamente studiato non fa che accrescere la curiosità, rendendo il prodotto adattissimo al diventare un regalo, soprattutto in vista delle festività. E, per aggiungere un tocco di fascino originale, ad accompagnare la promozione video sui social una colonna sonora composta da Gabriele Ripa ed eseguita, oltre che da Ripa stesso, da Emanuele Tienforti ed Emanuel Elisei.

Infine, la componente principale, la chiave di volta di un lavoro ideato e realizzato con anni di intuizioni, lavoro, dettagli e attenzioni: il vino. La migliore selezione di uve montepulciano dell’azienda, con rese estremamente basse, raccolte tardivamente, nella metà di ottobre, a mano in piccole cassette da 15kg e pigiate entro un’ora dalla raccolta. Poi, dopo la fermentazione, il trasferimento per 18 mesi in barrique T5 Taransaud, azienda riferimento a livello mondiale, sino agli ultimi nove mesi di riposo in bottiglia prima di finire in commercio.

“Aita non è soltanto un vino, – spiega Marco Muscari – è un progetto culturale e la nostra sfida più ambiziosa. Pensato per far dialogare arte e territorio. Ma quello che ha reso veramente speciale questo progetto sono state le persone. Ognuna è stata fondamentale ed ha contribuito mettendo tanto di sé”.

“Ci aspettiamo che questo vino, essendo un lavoro culturale a pieno titolo, finisca per rappresentare l’intera comunità. – gli fa eco Guido Sileoni che, raccontando l’etichetta, svela molto della filosofia alla base dell’intero progetto – Usciamo da un periodo delicatissimo, in cui la morte è stata quasi tangibile: la scelta del dio degli Inferi, luogo che nella tradizione antica era aperto a tutte le anime, vuole quasi esorcizzare questa sensazione, identificando il vino come antidoto al male dell’angoscia che da sempre insegue l’umanità”.

Sono 525 in totale le bottiglie prodotte, e la parte non già andata a ruba in questo folgorante debutto sarà a disposizione per la ristorazione a dicembre.

“Vorrei ringraziare chi ha collaborato e creduto in questo progetto. – conclude Marco Muscari – Siamo solo all’inizio di questo nuovo vino ma già ci avete fatto sentire tanto affetto e calore. Credo che questo progetto possa farci capire, in primis a noi che ci viviamo, quanto sia ricco il nostro territorio. Spero inoltre che possa essere un passo importante per la nostra azienda, per Tarquinia, per il Lazio”.