È italiana la prima stella gigante rossa oscillante mai catalogata: la scoperta porta la firma (e il nome) del GrAG di Tarquinia

Riceviamo dal Gruppo Astrofili Galileo Galilei di Tarquinia e pubblichiamo

Scoperta dagli astrofili del Gruppo Astrofili Galileo Galilei di Tarquinia (GrAG), la stella GrAGVar036 è la
prima della sua specie ad essere inserita in un catalogo ufficiale, determinando una nuova categoria di
stelle variabili.

Nel giugno di quest’anno, il team di ricerca scientifica del GrAG di Tarquinia ha sottoposto alla valutazione dell’AAVSO, l’associazione internazionale che cura il principale catalogo scientifico di stelle variabili, una nuova stella variabile scoperta durante la sua campagna di ricerca di variabili pulsanti, stelle binarie e protostelle. Lo studio ha convinto l’AAVSO, che il 4 Luglio ha censito appositamente per lei una nuova categoria di stelle variabili, battezzata ORG (Oscillating Red Giant).

“Stelle pulsanti di questo genere – spiega Matteo Grassi, responsabile della ricerca – hanno un grande interesse per lo sviluppo dell’astrosismologia, la scienza che studia i moti di oscillazione interni alle stelle per comprenderne l’evoluzione. Fino a qualche anno fa, questa scienza era limitata allo studio del Sole e di stelle più calde del Sole, caratterizzate da pulsazioni molto intense. Il progresso degli strumenti di osservazione e l’uso combinato di telescopi terrestri e grandi quantità di dati raccolti da satelliti scientifici come Kepler, CoRoT e TESS – sta aprendo una nuova stagione, rendendo possibile l’analisi di fenomeni molto più fini, simili a quelli tipici del Sole, in una grande varietà di stelle di differenti dimensioni, fino ad arrivare alle stelle giganti rosse. Questo permetterà di comprendere meglio la struttura e l’evoluzione delle stelle e del Sole stesso”.

Stelle analoghe a quella scoperta dal GrAG sono studiate da alcuni gruppi di ricerca professionali, come quello dell’Università delle Hawaii, accreditato come co-scopritore assieme ai ricercatori italiani del GrAG.

Secondo Carlo Marino, tra gli autori dello studio del GrAG: “Le ricerche professionali fanno largo uso di modelli numerici, con tecniche di deep learning e machine learning. Anche nel nostro caso, alla base della ricerca c’è l’uso di algoritmi che analizzano grandi quantità di dati con modelli che abbiamo sviluppato in cloud-computing, ma c’è anche l’elemento umano: avere la possibilità di analizzare manualmente la fotometria delle singole stelle per apprezzare nuovi comportamenti che, come ampiamente riconosciuto anche dalla comunità scientifica professionale, i modelli numerici potrebbero non captare”.

“La caratteristica del nostro gruppo è di nascere da una associazione di promozione sociale – chiarisce Giorgio Mazzacurati – il cui primo scopo è la divulgazione dell’astronomia nella comunità, nelle scuole e presso gli appassionati. Questo ci ha permesso di creare in breve tempo un ampio gruppo di persone che dedicano parte del loro tempo libero alla ricerca amatoriale e il loro ruolo è incomparabilmente più prezioso di quello dei soli modelli matematici”.

Nel primo anno di attività dall’avvio del suo osservatorio astronomico, interamente realizzato dai soci nell’area messa a disposizione dall’Università Agraria di Monte Romano (VT), il gruppo di ricerca del GrAG ha scoperto oltre trenta nuove stelle variabili, appartenenti a diverse categorie, arricchendo anche in altri casi il lavoro degli astronomi professionali sui campi di ricerca più attuali e coinvolgendo nelle attività scientifiche oltre 20 “citizen scientist”, come sono chiamati dalla comunità scientifica internazionale gli astronomi non professionisti che si dedicano alla ricerca.