Fermatevi che io scendo: i fumi dell’Ilva avvelenano la verità

di Attilio Rosati

Dopo aver firmato un contratto per il rilancio dell’impianto Ilva di Taranto, gli indiani della Arcelor Mittal, fanno gli… indiani. La stampa sembra disorientata da questa situazione e non ne definisce bene i contorni. Voglio tentare una riflessione.

Il colosso siderurgico non vuole onorare il contratto che prevede rilancio e ammodernamento in chiave ecologica degli impianti come si era impegnata a fare all’atto della firma.

Le giustificazioni:

  1. pretendono uno “scudo penale”. Una sorta di protezione nelle more dell’iter di ammodernamento. Ma i principi su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico – “La legge è uguale per tutti” e “La responsabilità penale è personale” – rendono impossibile e perfino superfluo uno scudo penale. A cosa serve una franchigia dalle norme penali se vuoi apportare delle migliorie in chiave di tutela della salute? E dire che il solito Graziano Delrio, quello che aveva prolungato il contratto alla Sat senza giustificazione alcuna per un’altra ventina di anni, cosi, a scatola chiusa, si è subito affrettato a dichiararsi favorevole a quest’aborto del diritto e della giustizia. Di gente come Delrio, ne abbiamo fin troppa, in politica.
  2. Il colosso dell’acciaio lamenta che i commissari di governo avrebbero celato le reali condizioni degli impianti il cui risanamento richiederebbe più investimenti di quelli palesati. È come dire che Gigi D’Alessio ha spiegato la musica a Mozart. Gli esperti erano loro, non i commissari di governo e quindi, all’atto della firma del contratto, sapevano benissimo cosa stavano firmando.

Sgombrato il campo dalle stupidaggini, veniamo ai veri motivi del contenzioso. Arcelor Mittal vuole scaricare i costi delle ristrutturazioni sempre sui soliti: gli operai. Ed è pronto a presentare un corposo piano di licenziamenti e di tagli per incrementare i suoi profitti sulla pelle dei lavoratori. E magari, a forza di piangere, ottenere anche dei finanziamenti statali per ammortizzare i cosi dell’adeguamento ecologico e ambientale degli impianti e delle strutture. Possibile che il governo non lo capisca? O forse, come al solito, tutti sono pronti a sopportare il costo sociale di un rilancio senza una seria programmazione d’investimenti e costruito sulla pelle dei lavoratori?