

di Attilio Rosati
Tarquinia: da Venerdì 27 a domenica 29, si è svolta la XV edizione del Festival della complessità, una serie di incontri, dibattiti e talk sul tema: Essere (voce del verbo), umano. Incontriamo l’architetto Angelo Centini, uno dei principali organizzatori dell’evento che ci conferma l’impressione che abbiamo avuto: uno dei pilastri centrali del festival di quest’anno è il rapporto fra l’essere umano e le nuove tecnologie, non ultima l’Intelligenza artificiale. Siamo andati ad un incontro con il medico pediatra Dott. Mario Casini, sul tema “Le relazioni di cura nell’era dell’intelligenza artificiale”, incontriamo lì il Prof. Maurizio Brunori, illustre concittadino, autore di varie pubblicazioni e cerchiamo di sollecitarlo sull’argomento: Prof, in latino “Cura”, vuol dire “prendersi a Cuore una persona”, e come può l’AI, prendersi a cuore una persona!
“Questa diffidenza c’è sempre stata nei confronti delle innovazioni, risponde lui; pensa a quando fu inventata la macchina per tessitura; la bruciarono perché toglieva lavoro agli esseri umani”. Ma al giorno d’oggi, professore, abbiamo perso già fin troppi posti di lavoro per colpa dell’automazione e poi come può l’AI curare i malati? “Intanto, è stato già accertato che nel campo della ricerca l’AI può risolvere problemi che gli umani impiegherebbero anni a superare e che può leggere ed interpretare lastre e altre indagini diagnostiche meglio di un’equipe medica”. Insomma, questa chiave di lettura di un’Intelligenza che ci può affiancare aiutandoci, anziché sostituirci, è affascinante e ci convince.
Usciamo dall’incontro con il Dott. Casini, e ci rechiamo alla sala cinema per la proiezione del Film di Michele Placido“ L’eterno visionario”. La storia prende spunto dal lungo viaggio in treno compiuto da Luigi Pirandello per andare a ritirare il Premio Nobel per la letteratura, durante il quale il grande scrittore intraprende un altro viaggio, interiore, che lo costringe ad affrontare la sua grandezza pubblica e le sue umane fragilità: la sua inadeguatezza come padre, l’infelicità per una moglie ricoverata in una clinica psichiatrica per un grave stress post traumatico che non può aiutare, l’incapacità di fare i conti col tempo che passa. Un’opera monumentale che scuote profondamente. È presente in sala il regista e attore Michele Placido insieme alla produttrice e protagonista femminile Federica Luna Vincenti. Gli chiediamo cosa farà ora per superarsi, vista la grandezza dell’opera e lui ci rivela che entro i prossimi due mesi comincerà a girare un nuovo film, la storia di Rosario Livatino il giudice assassinato dalla Stidda il 3 ottobre del 1952. Usciamo dal cinema e ci risuonano nella mente le parole di Luigi Pirandello “dobbiamo scrivere, per vendicarci di essere nati”.
Seguiamo altri eventi, come trascinati a nostra volta dalla complessità di dover imparare e disimparare, crescere nella nostra consapevolezza. Abbiamo maturato, limpida una nostra visione della complessità. Noi tutti, se potessimo, ci eviteremmo la battaglia per essere qualcosa, o qualcuno, vorremmo tutti uscire dall’implacabile disagio che ci accompagna, ma non possiamo. Siamo intrappolati da questo continuo processo di metamorfosi e di crescita. Siamo condannati ad essere umani.
L’amministrazione comunale, ha seguito ha agevolato e supportato con interesse e sollecitudine, l’intera manifestazione e ciò, fa sperare che essa possa essere replicata a Tarquinia, possibilmente, per sempre.
